Terza ondata in arrivo, l'infettivologo Massimo Galli mette in guardi gli italiani. Nonostante l’arrivo del vaccino abbia acceso numerose speranze, l'ombra della terza ondata è sempre più vicina.

Galli, terza ondata sempre più vicina

L'Organizzazione Mondiale della Sanità smorza, infatti, gli entusiasmi. Nonostante i vaccini, l’immunità di gregge Covid non sarà raggiunta nel 2021. E’ questa la previsione dell’Oms – riportata dall’Ansa – emersa nel corso del consueto briefing sulla pandemia. La dottoressa Soumya Swaminathan ha pertanto sollecitato il mantenimento del distanziamento sociale e delle mascherine. Poi a parlare è il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus che ha chiesto “un impegno collettivo per far sì che entro i prossimi 100 giorni le vaccinazioni per gli operatori sanitari ed i soggetti ad alto rischio siano in corso in tutti i Paesi”. Aggiungendo poi che, nonostante gli “incredibili progressi” compiuti dagli scienziati, che hanno sviluppato diversi vaccini sicuri ed efficaci contro un virus nuovo in meno di un anno, per avere risultati importanti “servirà tempo”.

Galli avverte gli italiani

Sul fronte italiano si registra la dura presa di posizione di Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, che in un intervento ad ‘Agorà’ su Rai3 ha criticato il sistema della suddivisione del paese in colori. “Il sistema policromatico utilizzato fino ad adesso – ha spiegato Galli – ha funzionato in maniera molto limitata”, anzi “mi sentirei di dire non ha funzionato se è vero come è vero che quelle peggio messe sono attualmente le Regioni che sono sempre state più o meno gialle“. Per Galli, infine, “i dati ci parlano di una situazione ancora molto preoccupante” e la cosiddetta ‘zona bianca’ “appare ancora lontana”.

Virus, nuova scoperta: trovato un altro paziente 1, positivo nel 2019. I dettagli

Virus, una nuova svolta nella ricerca del primo caso in Italia. E' stato trovato il nuovo paziente 1 di Covid-19: si tratterebbe di una donna milanese di 25 anni, cui era stata fatta una biopsia della pelle per una dermatosi atipica; il 10 novembre 2019. Questo vuol dire che il contagio della donna è avvenuto prima del bambino milanese, considerato finora il paziente 1 in Italia, in cui era stata documentata la presenza del virus con un test fatto a dicembre 2019.

La scoperta

E' stata pubblicata sul British Journal of dermatology dai ricercatori guidati da Raffaele Gianotti, dell'Università Statale di Milano, in collaborazione con lo Ieo e il Centro diagnostico italiano. "Sulla base di quanto osservato in questi mesi sui malati di Covid; spiega Gianotti all'ANSA; che presentavano lesioni cutanee, mi sono chiesto se non fosse possibile trovare qualcosa di simile prima dell'inizio ufficiale della pandemia. Ed effettivamente lo abbiamo trovato negli esami istologici fatti su alcuni pazienti nell'autunno del 2019".

Paziente 1, la scoperta

I ricercatori hanno infatti riesaminato le biopsie cutanee di dermatosi atipiche, per cui non era stato possibile fare una diagnosi ben precisa nell'autunno 2019. "Nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali abbiamo dimostrato che esistono in questa pandemia; continua; casi in cui l'unico segno di infezione da Covid-19 è quello di una patologia cutanea". E questo è stato il caso della giovane donna, che presentava solo lesioni cutanee; per cui si era sospettato inizialmente un lupus eritematoso; e un lieve mal di gola. La sua biopsia, eseguita il 10 novembre, ha mostrato la presenza di sequenze geniche dell'Rna del virus SARSCoV2, 'le impronte digitali' del Covid-19 nel tessuto cutaneo. La paziente, contattata successivamente; ha riferito l'assenza dei sintomi dell'infezione da Covid-19, la scomparsa delle lesioni sulla pelle ad aprile e la positività degli anticorpi anti SarsCoV2 nel sangue a giugno 2020. Questo "è dunque il caso documentato a livello scientifico più antico della presenza del SarsCov2 - conclude Gianotti - ma probabilmente, continuando a cercare; lo troveremmo anche su campioni di ottobre 2019". Questo nuovo studio si aggiunge a quelli dei mesi scorsi che avevano rilevato la presenza del coronavirus nelle acque reflue del Nord Italia a dicembre 2019; quello dell'Istituto nazionale dei Tumori di Milano che aveva trovato gli anticorpi al virus nei pazienti di uno screening per il tumore del polmone tra settembre 2019 e marzo 2020; e quello del bambino milanese risultato positivo ad un test fatto all'inizio di dicembre 2019. Fonte: Ansa. Leggi anche: Ennesimo rimpasto per de Magistris: due nuovi ingressi a Palazzo San Giacomo Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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