NAPOLI. Salvatore D'Aniello muore a 39 anni dopo un ricovero per Tso. Il dramma all'Ospedale del Mare. Ora la famiglia chiede giustizia.
Napoli - I fatti
Un ricovero in Tso, le rassicurazioni continue dei medici sul suo stato di salute, poi l'ultima telefonata, all'improvviso, per comunicare l'avvenuto decesso.
In ospedale Salvatore ci era finito l'8 giugno, dopo essersi sentito male e aver chiesto aiuto ai carabinieri. Era convinto che qualcuno volesse ucciderlo. I militari si rendono conto della situazione e allertano il 118, l'ambulanza arriva poco dopo. Viene disposto il Tso e il 39enne viene portato all'Ospedale del Mare di Ponticelli.
Da quel momento, come riporta Fanpage, dieci giorni di vuoto. Telefono spento, nessun contatto, soltanto le rassicurazioni dei medici: "Sta bene, non vi preoccupate, non rischia nulla".
Napoli - Pochi giorni prima del decesso
Le condizioni di salute si sono aggravate. "Un medico mi ha detto che aveva una polmonite, ma che il tampone Covid-19 era risultato negativo – continua Monaco – ho chiesto perché non venisse trasferito in un altro reparto, invece che tenerlo in Psichiatria, e ci siamo proposti di provvedere noi a un trasferimento con ambulanza privata, ma anche allora ci hanno rassicurato: andava tutto bene, se fosse stato necessario spostarlo ci avrebbero pensato loro. Nella penultima telefonata, la sera del 17 giugno, intorno alle 22:30, una dottoressa ha detto al fratello che stavano facendo una cura farmacologica ma che non era in pericolo.
Napoli - "Assolutamente no, suo fratello non rischia niente"
Gli ha detto, e noi abbiamo tranquillizzato la madre, le abbiamo riferito che stava migliorando. La mattina dopo, la telefonata: Sasà è morto per embolia polmonare con arresto cardiaco".
La denuncia dei familiari
La famiglia D'Aniello ha sporto denuncia, tramite il legale Giuliano Sorrentino ha chiesto il sequestro delle cartelle cliniche. Si attende la decisione della magistratura per l'autopsia a cui assisterà anche il consulente di parte.
"Quando l'avvocato è andato in ospedale – continua Monaco – Sasà era ancora nel reparto di Psichiatria e indossava un pannolone. Lui non ne aveva mai avuto bisogno, era autonomo. Pensiamo che possa essere stato pesantemente sedato per tutta la durata del ricovero.
A noi sembra assurdo che fino a poche ore prima de decesso ancora ci rassicurassero, dicendoci che non c'era nessun problema. Vogliamo capire quello che è successo, lo dobbiamo alla madre, al padre e ai fratelli, oggi una famiglia distrutta che si sta logorando nel dolore di non sapere come è morto Sasà".
(Fanpage)
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