Patrizio Spasiano, morto a 19 anni per la fuga di ammoniaca: il dolore del papà
La rabbia del padre Armando: «Era tirocinante, non doveva essere lì. Gli ho trovato io quel lavoro, è colpa mia»
Patrizio Spasiano, 19 anni, è morto venerdì scorso a causa di una fuga di ammoniaca nello stabilimento Frigocaserta di Gricignano d’Aversa, in provincia di Caserta. Una tragedia che ha sconvolto la comunità e lasciato una famiglia distrutta dal dolore. «Non doveva essere lì, era solo un tirocinante», dichiara il padre Armando, sopraffatto dal senso di colpa per aver indirizzato il figlio verso quel lavoro.
Un tirocinante senza esperienza
Patrizio, appena 19 anni, era stato selezionato per un tirocinio come saldatore dopo aver completato un corso di formazione organizzato dal centro per l’impiego. Nonostante la giovane età e l’inesperienza, si trovava a lavorare in un contesto che richiedeva attenzione, supervisione e sicurezza, ma che, secondo il padre, non garantiva alcuna tutela per i lavoratori. «Non poteva essere lasciato solo senza un tutor», sottolinea Armando, che lavora come elettricista e conosce bene i rischi di determinati ambienti lavorativi.
Un passato di sacrifici e la ricerca di un futuro
Dopo aver abbandonato gli studi dopo la terza media, Patrizio aveva cercato la sua strada nel mondo del lavoro. Aveva fatto consegne con lo scooter e altri lavoretti, ma la pandemia aveva segnato profondamente il suo percorso. «Dopo il Covid aveva perso la voglia di studiare», ricorda il padre. Quando Armando ha trovato un corso di saldatore, ha pensato che potesse essere un’opportunità per il figlio di costruirsi una carriera e un futuro stabile. «Volevo che imparasse un mestiere. Pensavo fosse la scelta giusta, ma ora mi sento responsabile», confessa con amarezza.
Un sistema che tradisce i giovani lavoratori
Questa tragedia mette in luce le falle di un sistema che, secondo Armando, sacrifica la sicurezza in nome del profitto. «Le ditte esterne sono sempre in movimento, ma con zero sicurezza», accusa. A soli dieci giorni dalla morte di un altro operaio nello stesso stabilimento, questa nuova perdita alimenta la rabbia e la richiesta di giustizia da parte della famiglia.
La richiesta di verità e giustizia
«Sono passate oltre 24 ore e non so ancora come è morto mio figlio», denuncia il padre, chiedendo chiarezza su una dinamica che rimane poco trasparente. Lui e sua moglie Simona vogliono giustizia, non solo per Patrizio, ma per evitare che altre famiglie debbano vivere una tragedia simile.
Un grido che non può essere ignorato
La morte di Patrizio non è solo una tragedia personale, ma un monito su quanto ancora sia necessario fare per garantire sicurezza sul lavoro, soprattutto per i giovani che muovono i primi passi nel mondo occupazionale. Le parole di Armando sono un grido di dolore e una richiesta di cambiamento: «Non voglio che la morte di mio figlio sia vana. Deve servire a qualcosa».
La comunità è ora chiamata a unirsi attorno alla famiglia Spasiano, non solo per offrire conforto, ma per sostenere la loro battaglia per la verità e per un futuro in cui tragedie come questa non si ripetano.