Pensione anticipata e APE sociale, la Cassazione ribalta l'interpretazione INPS
Due nuove sentenze della Corte di Cassazione mettono in discussione alcune interpretazioni dell'INPS relative al pensionamento anticipato, aprendo nuove opportunità per coloro che desiderano ritirarsi dal lavoro prima del previsto.
Due recenti sentenze della Corte di Cassazione hanno suscitato grande interesse tra i lavoratori italiani, in particolare per quelli prossimi alla pensione. Le decisioni si concentrano su due aspetti critici del pensionamento anticipato: l'Ape sociale e i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata. Sebbene non cambino direttamente la normativa attuale, queste sentenze offrono nuove possibilità di ricorso per coloro che si vedono negare la pensione anticipata dall'INPS.
Ape sociale: i requisiti fondamentali
L'Ape sociale è una misura che consente ad alcune categorie di lavoratori di andare in pensione anticipata, purché rispettino specifici requisiti. Per accedere all'Ape sociale, i lavoratori devono avere almeno 63,5 anni di età e 30 anni di contributi versati. Alcune categorie, come gli invalidi, i caregiver e i lavoratori in attività gravose, devono soddisfare ulteriori requisiti, ad esempio un’invalidità civile del 74% o più, o 36 anni di contributi nel caso di lavori usuranti.
Tuttavia, un aspetto fondamentale dell'accesso all'Ape sociale riguarda i lavoratori disoccupati, che devono dimostrare di aver esaurito il diritto alla Naspi. Ed è proprio su questo punto che una delle sentenze della Corte di Cassazione ha introdotto una significativa novità.
La sentenza della Cassazione sulla Naspi e l'Ape sociale
La sentenza numero 24950 del 17 settembre 2024 ha aperto un dibattito sui requisiti di accesso all'Ape sociale per i disoccupati. In precedenza, l'accesso a questo beneficio richiedeva l’esaurimento del periodo di indennizzo della Naspi. Tuttavia, la Cassazione ha stabilito che il requisito non è più obbligatorio: chi non ha mai richiesto la Naspi, pur avendone diritto, può comunque accedere all'Ape sociale, a condizione di aver perso il lavoro involontariamente.
Questa sentenza rappresenta un'importante svolta, poiché amplia la platea di beneficiari dell'Ape sociale, riducendo le limitazioni imposte dall'interpretazione dell'INPS.
Pensione anticipata e contributi figurativi: un'altra novità
Un'altra sentenza di rilievo è la numero 24916, anch'essa del 17 settembre 2024, che riguarda i contributi figurativi nel conteggio per la pensione anticipata. Attualmente, per accedere alla pensione anticipata, gli uomini devono accumulare 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne ne devono accumulare 41 anni e 10 mesi. Di questi, almeno 35 anni devono essere contributi effettivi, escludendo i contributi figurativi derivanti da Naspi o malattia.
La Cassazione ha tuttavia affermato che, data la lunghezza del periodo contributivo richiesto dalla riforma Fornero, anche i contributi figurativi devono essere considerati validi nel conteggio per la pensione anticipata.
Implicazioni delle sentenze
Le due sentenze della Cassazione mettono in discussione l'interpretazione restrittiva adottata dall'INPS, aprendo la strada a possibili ricorsi per chi vede negato l’accesso al pensionamento anticipato. Tuttavia, va sottolineato che queste sentenze non implicano un cambiamento immediato della legge, ma piuttosto offrono nuove possibilità per coloro che intendono contestare le decisioni dell'INPS.
Nuove opportunità per i lavoratori
In attesa di modifiche legislative o chiarimenti ufficiali dall'INPS, i lavoratori che ricevono un diniego possono considerare la possibilità di presentare ricorso, citando le sentenze in questione. Questo apre nuove prospettive per coloro che desiderano anticipare il pensionamento ma non soddisfano pienamente i requisiti attuali.
Le recenti decisioni della Corte di Cassazione rappresentano un significativo passo avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori italiani. Sebbene non modifichino immediatamente la normativa, offrono nuove opportunità di ricorso per coloro che desiderano accedere all'Ape sociale o alla pensione anticipata. Resta ora da vedere se le istituzioni italiane apporteranno cambiamenti legislativi per chiarire ulteriormente queste disposizioni.