Nuovi e orribili dettagli, quelli sull'omicidio del bimbo di due anni morto nella zona San Siro a Milano. L'uomo, Alija Hrustic 26enne, è l'imputato per cui il pubblico ministero ha chiesto la condanna all'ergastolo, con nove mesi di isolamento notturno. La sentenza per Hrustic è attesa il 25 maggio.
Milano, uccide il figlio a calci e a pungi: "aveva il malocchio"
Le parole che l'uomo avrebbe detto al Pm sono agghiaccianti. Si legge dagli atti: "Quando fumavo hashish me la prendevo con lui, perché mi ero convinto – me lo aveva detto mia madre – che mio figlio, il più piccolo, avesse il malocchio. Così, non so perché… ma mi facevo un casino di paranoie su di lui, mi svegliavo la notte fumato, lo svegliavo e lo massacravo di calci e pugni".
La madre assoggettata alla violenza del marito
Nella morte del piccolo ha, quindi, uno spazio anche la madre, vittima del marito e della sua famiglia. La donna era piegata al volere di un marito che stava facendo del male a suo figlio. Secondo quanto le indagini hanno ricostruito, e secondo il pm Cavalleri: "prima del delitto, era totalmente dipendente da lui, non aveva un documento di identità, né di residenza o cittadinanza, non aveva nemmeno il medico di base, tanto che quando i figli stavano male, anche solo per una banale febbre, lei lo doveva portare al pronto soccorso".
Le telefonate ai soccorsi di Milano
Il magistrato che si occupa della vicenda ha constatato che almeno un mese prima della brutale morte del piccolo, la donna aveva visto l'uomo picchiare il bambino alla schiena con una cintura. Per questo, la donna, aveva chiamato i medici del 118, attaccando però solo dopo qualche squillo del telefono da cui chiamava.
Alla seconda chiamata, aveva poi dichiarato che la telefonata era partita dalle bimbe, per gioco.
Adesso lui è in carcere, lei in comunità
La donna al momento, stando a quanto si apprende, vivrebbe in una comunità insieme al figlio, di cui era incinta prima della morte del piccolo di due anni. Le altre due figlie della coppia, invece, sono anch'esse in comunità, mentre il figlio più grande è in Croazia dai nonni.
Come spiega Cavalieri: "all’epoca del delitto la donna era totalmente isolata, e completamente assoggettata alla famiglia del marito che le diceva, anche dopo che era stato arrestato, di rispondere alle lettere che lui le mandava dal carcere".
Milano, la suocera l'accusa: "se si uccide è colpa tua"
La suocera avrebbe accusato la donna che se qualora il marito si fosse ucciso in carcere la colpa sarebbe stata sua, e di nessun altro.
Con la nascita del secondo genito, precisa la Pm, la donna è riuscita ad uscire da un contesto sociale e culturale degradato che la costringeva ad essere vittima lei stessa. (Fonte
FanPage)
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