«Oggi? È il Big Bang. Ci giochiamo tutto. Ma questo, lo avevo già detto...».
Luca Zaia scruta il flusso di notizie che si susseguono sul telefonino. Ma nel giorno della grande riapertura, è ragionevolmente convinto che si sia fatta la cosa giusta.
Ma come mai il governatore campano Vincenzo De Luca, del Pd, non ha firmato l' intesa con il governo?
«A me questa vicenda sembra uno scambio di prigionieri dentro al Pd. Per usare un linguaggio alla De Luca...».
Sabato, nella trattativa tra governatori e governo, le hanno fatto fare le ore piccole?
«Un insonne fa sempre le ore piccole La vicenda è semplice. Venerdì le Regioni avevano chiuso un accordo con il premier Conte. Poi, sabato sera abbiamo detto di no, visto che il ruolo delle Regioni era una cosa tra le mille. Abbiamo dunque chiesto un incontro urgente che si è concretizzato all' una del mattino. Poi, pochi minuti prima delle 3.30 di domenica, abbiamo chiuso nuovamente l' accordo con il fatto che le linee guida delle Regioni fossero un allegato del Dpcm. Peraltro, non nego sia stato un calvario avere il testo del Dpcm...».
Un calvario?
«Ma sì, è il solito format Conte: diretta Facebook al sabato sera, le carte il giorno successivo inoltrato. Noi, il testo lo abbiamo avuto soltanto alle 17.30 di domenica. Io, comunque, avevo già distribuito le linee guida al sabato mattina. Per dire in che modo si sarebbe aperto».
Ma che cosa è successo tra il venerdì dell' accordo e il sabato del «non ci stiamo»? Di chi è la «manina» che ha respinto la barca in alto mare?
«Penso che ci sia un retaggio recondito di alcuni palazzi che non sono disposti a condividere mai qualunque forma di autonomia. Vista da Roma, l' autonomia è una sottrazione di potere. Vista da noi, è un' assunzione di responsabilità. Ma io credo che irresponsabile sia chi non vuole l' autonomia. Da qui, discendono certi pasticci».
Presidente, ma siamo ancora al «lontani da Roma»?
«Credo che la vicenda Covid abbia dimostrato fino in fondo l' importanza dell' autonomia. Lei pensi che cosa sarebbe stata questa epidemia se tutto fosse stato gestito da Roma. E qualcuno dice che la sanità va riaccentrata. Chi lo dice non ha capito nulla e dovrebbe ricominciare a fare il consigliere comunale: io lo renderei obbligatorio».
Non teme recrudescenze?
«In queste ore, mi preoccupa l' euforia. E poi continuo a sentire stranezze complottiste e terrapiattiste sul fatto che l' epidemia non esista, che è un gioco delle multinazionali, ecc. Su questa base, qualcuno magari si ribella alla mascherina. E invece, bisogna rigare dritti. Il virus non avrà più la mitragliatrice, ma resta un ottimo cecchino».
Salvini e Giorgetti
Ieri hanno chiesto al governo se l' Italia si unirà alle 116 nazioni che vogliono un' indagine sulla nascita della pandemia e sul comportamento delle autorità cinesi. Lei è d' accordo?
«Io penso che la verità si debba sapere. Lo dico anche per la comunità cinese, e non credo si tratti di lesa maestà: se l' epidemia fosse nata in Italia il mondo cosa avrebbe detto? Legittimo chiedere la verità nella massima legalità. Peraltro, avremmo potuto aspettarci che se ne facesse carico l' Oms in autonomia».(CorrieredellaSera)
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