Sparatoria alla Florida State University
Sparatoria alla Florida State University

Una nuova tragedia ha colpito gli Stati Uniti: due persone sono state uccise e cinque ferite durante una sparatoria avvenuta alla Florida State University di Tallahassee nella giornata di mercoledì 16 aprile. Il dramma si è consumato nei pressi della Student Union, uno dei luoghi più frequentati del campus, generando panico tra studenti e docenti. La polizia del campus è intervenuta rapidamente, mettendo in sicurezza l’area e intimando a tutti di cercare immediatamente riparo.

Due vittime non erano studenti: le indagini coinvolgono l’Fbi

Le autorità locali hanno confermato che le due persone uccise non erano studenti dell’università. Non sono ancora state diffuse le loro identità. L’FBI ha avviato un’indagine congiunta con la polizia della Florida, come annunciato dalla ministra della Giustizia Pam Bondi: “La nostra priorità è la sicurezza”.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è stato informato dell’accaduto mentre era impegnato in un incontro ufficiale con la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. “Una cosa terribile”, ha commentato a caldo, garantendo però che continuerà a difendere il diritto costituzionale al possesso di armi.

Il sospettato è uno studente di scienze politiche, figlio di un’agente

Il presunto autore della sparatoria è stato identificato come Phoenix Ikner, uno studente ventenne iscritto alla facoltà di scienze politiche della FSU. Il ragazzo è figlio di una agente delle forze dell’ordine locali e, secondo quanto riferito, avrebbe avuto accesso a una delle armi di proprietà della madre, ritrovata sulla scena del crimine.

Ikner è stato colpito dalla polizia durante l’intervento ed è attualmente ricoverato con ferite non mortali. Le forze dell’ordine hanno confermato che è in custodia e sotto stretta sorveglianza.

Un passato di militanza e dichiarazioni ambigue

Phoenix Ikner era già noto all’interno del campus per la sua partecipazione a manifestazioni organizzate dal gruppo Tallahassee Students for a Democratic Society (SDS). In un articolo pubblicato a gennaio dal giornale universitario FSView/Florida Flambeau, aveva rilasciato dichiarazioni che oggi suonano sinistramente profetiche: “Non c’è molto da fare, a meno che non si voglia davvero insorgere apertamente, e non credo che nessuno lo voglia”.

Non sono ancora chiari i motivi che lo hanno spinto ad aprire il fuoco, ma le indagini stanno approfondendo eventuali legami ideologici o personali che possano aver contribuito alla tragedia.

Le reazioni istituzionali e il cordoglio della nazione

Il rettore della Florida State University, Richard McCullough, ha espresso dolore e sgomento: “Questo è un giorno tragico per il nostro ateneo. Siamo profondamente addolorati per quanto accaduto”. Parole di cordoglio sono arrivate anche dalla segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem: “Mi si spezza il cuore per gli studenti, le loro famiglie e i docenti. Non c'è posto nella società americana per la violenza”.

Il presidente Trump, rispondendo a domande sulla possibilità di un cambiamento nella legislazione sulle armi, ha ribadito la sua posizione: “Proteggerò sempre il secondo emendamento, ho l’obbligo di farlo. A sparare sono le persone, non le armi”.

Un’altra ferita aperta nel cuore del sistema educativo americano

L’ennesima sparatoria in un campus universitario riapre il dibattito sulla sicurezza nelle scuole e sulla facilità con cui anche i giovani possono avere accesso alle armi da fuoco. Mentre la polizia continua a indagare per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, l’intero Paese si stringe attorno alla comunità accademica della Florida State University, ancora sotto shock per un evento che poteva – e doveva – essere evitato.

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