Impagnatiello: Giulia Tramontano da "vanto" a una "pedina", ciò che ha portato all'omicidio
La perizia psichiatrica conferma che Impagnatiello era capace di intendere e volere. Il narcisismo e il bisogno di "vanto" lo hanno spinto all'omicidio della fidanzata incinta.
Non c’è follia in Alessandro Impagnatiello, come confermato dalla perizia richiesta dalla Corte d’Assise. L’uomo, responsabile dell'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano e del loro figlio non ancora nato, agiva per mantenere il suo "stile di vita." Uno stile di vita basato su un concetto personale di "vanto," che lo ha portato a considerare le donne come pedine in un gioco di egoismo e controllo.
Il concetto di "vanto" di Impagnatiello
Impagnatiello, secondo quanto riportato dagli psichiatri, vedeva Giulia come un "vanto totale" e la collega con cui aveva una relazione come un altro "vanto." La sua vita ruotava intorno a questo continuo spostarsi "da vanto a vanto," definendo le donne della sua vita come pedine su una scacchiera. L'intera vicenda rappresenta il tentativo dell'uomo di gestire le persone intorno a lui come oggetti di gratificazione e prestigio personale.
La fine dell'illusione di controllo
Il narcisismo di Impagnatiello si è infranto quando Giulia e la sua amante hanno iniziato a confrontarsi, rivelando le sue bugie. In quel momento, racconta agli psichiatri, ha visto tutto "svanire" e ha percepito la sua sconfitta. Questo è stato il momento in cui il "vanto" è crollato, portandolo a compiere l’omicidio.
La perizia psichiatrica
La perizia psichiatrica chiarisce che Impagnatiello non è folle. È un narcisista, con alcuni tratti paranoici, ma pienamente capace di intendere e volere. La sua capacità di interagire con le persone, di controllare le sue emozioni, e il tentativo di manipolare la situazione anche durante i colloqui con gli psichiatri confermano che non agiva in uno stato di incapacità mentale.
Il comportamento manipolatorio di Impagnatiello
Durante i colloqui, Impagnatiello ha cercato di gestire e controllare la direzione delle domande, pesando le sue risposte e cercando di indirizzare l'indagine a suo favore. Gli psichiatri, però, non si sono lasciati ingannare dal suo atteggiamento e lo hanno descritto come "orgoglioso e sostenuto." Questo comportamento evidenzia la sua volontà di mantenere il controllo su ogni situazione, anche quando la sua vita stava precipitando.
Alessandro Impagnatiello “non è un pazzo”, ma un uomo il cui narcisismo lo ha portato a commettere un omicidio per preservare un’immagine di sé che ruotava intorno al "vanto" di avere due donne nella sua vita. Le sue strategie manipolatorie non hanno retto di fronte agli eventi, e ora dovrà affrontare le conseguenze legali del suo crimine. La giustizia italiana valuterà la sua colpevolezza e le eventuali aggravanti, in un caso che ha profondamente scosso il Paese.