Giulia Tramontano, la sentenza per Impagnatiello nel giorno contro la violenza sulle donne
La tragedia di Senago: Alessandro Impagnatiello e il femminicidio di Giulia Tramontano, oggi c'è la sentenza
Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio della sua compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, è al centro di una vicenda drammatica e inquietante. L’uomo, imputato per aver inflitto 37 coltellate alla giovane donna dopo mesi di presunti avvelenamenti, rischia l’ergastolo. La storia è emblematica non solo per la brutalità del gesto, ma anche per i tentativi di depistaggio messi in atto dopo il delitto.
La messinscena per coprire il delitto
Subito dopo l’omicidio, Impagnatiello ha iniziato a inviare messaggi dal telefono di Giulia, fingendo che fosse ancora viva. Tra le prime vittime del suo depistaggio c’è la collega-amante, alla quale ha scritto per rassicurarla e convincerla a incontrarlo. Il suo intento era eliminare ogni sospetto nei confronti della relazione extraconiugale, dichiarando che Giulia sarebbe "andata via".
Dalle 22:25 di quella sera, il telefono di Giulia risulterà spento per sempre, mai più ritrovato. Nel frattempo, Impagnatiello continua a insistere con la sua amante, arrivando persino sotto casa sua per un confronto. La ragazza, spaventata dal suo comportamento, rifiuta di aprirgli la porta.
Il tentativo di distruzione del corpo
Nella notte tra il 28 e il 29 maggio, Impagnatiello trasporta il corpo di Giulia nel box dell’appartamento e tenta di bruciarlo. Le tracce del crimine, però, rimangono evidenti: macchie di sangue sulle scale e un odore intenso di bruciato segnalano agli investigatori la scena del delitto.
Le menzogne ai familiari e ai carabinieri
La madre di Alessandro, insospettita dall’assenza di Giulia, lo costringe a sporgere denuncia di scomparsa. Nonostante ciò, l’uomo continua a mentire, cercando di minimizzare gli indizi contro di lui. Addirittura, prova a giustificare la presenza di veleno per topi come un mezzo per uccidere roditori in un’area pubblica.
L'inizio delle indagini e la scoperta del corpo
Il 30 maggio, Impagnatiello cerca online come eliminare tracce di sangue, ma è ormai sotto stretta sorveglianza. Le telecamere lo riprendono mentre trasporta il corpo in un’intercapedine, dove verrà ritrovato avvolto in buste di plastica. La scena appare studiata per confondere le indagini, ma l’uso del luminol rivela le tracce rimaste nella sua abitazione e nel bagagliaio dell’auto.
Le versioni contraddittorie di Impagnatiello
Durante gli interrogatori, l’uomo offre diverse versioni dei fatti, sostenendo prima che Giulia avesse tentato il suicidio e poi che si fosse ferita involontariamente. Tuttavia, l’autopsia e le prove raccolte dagli investigatori smontano queste teorie, confermando l’efferatezza del gesto.
Il processo e l’attesa della sentenza
Il caso di Senago ha sollevato un'ondata di indignazione pubblica, portando alla luce non solo la brutalità del femminicidio ma anche il comportamento manipolatore di Alessandro Impagnatiello. La sentenza, attesa a breve, potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta contro la violenza di genere, ricordando a tutti che ogni gesto violento lascia cicatrici indelebili nelle vite delle vittime e delle loro famiglie.