Tiziana Cantone
Tiziana Cantone

Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, continua la sua lotta per la giustizia e la sensibilizzazione contro la violenza online, ricordando il dramma vissuto dalla figlia e il bisogno di azioni incisive per proteggere le vittime di revenge porn. Durante un incontro all’ISIS 'Cuoco-Manuppella' di Isernia per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Giglio ha raccontato l’orrore vissuto dalla figlia, morta nel 2016 dopo la diffusione non consensuale di suoi video privati.

La lotta contro il revenge porn

Tiziana, divenuta suo malgrado simbolo della violenza perpetrata sul web, ha subito un linciaggio morale e psicologico che l’ha portata a un tragico epilogo. La madre ha sottolineato come, all’epoca, il concetto di revenge porn fosse ancora sconosciuto e la legge non prevedesse strumenti adeguati per punire e prevenire tali crimini. Maria Teresa Giglio ha contribuito alla battaglia per l’introduzione di una normativa specifica, ma denuncia ancora oggi la lentezza nell’identificazione dei colpevoli e nella rimozione dei contenuti.

La denuncia della persistenza dei video

A distanza di anni, quei video sono ancora disponibili online, rappresentando una ferita aperta per la famiglia di Tiziana e una prova del fallimento dei sistemi di controllo digitale. Giglio ha ribadito la necessità di strumenti rapidi per bloccare la diffusione di contenuti che minano la dignità delle persone, evitando che diventino virali.

Un messaggio alle nuove generazioni

Maria Teresa ha lanciato un accorato appello agli studenti, in particolare alle ragazze:

  • Attenzione alla manipolazione online: “Non lasciatevi manipolare. Noi donne siamo spesso penalizzate, soprattutto sul piano sessuale”.
  • Riflettere sul contesto: “Perché nei video di mia figlia si vedeva solo il suo volto e non quello dell’uomo?”.

La promessa

La madre ha concluso rinnovando il suo impegno a rappresentare la voce di Tiziana: "Sarò la sua voce, finché avrò la forza. Gli abbracci dei ragazzi che incontro sono il mio carburante".

La sua testimonianza è un monito sull’urgenza di interventi strutturali e culturali per combattere la violenza online e restituire dignità alle vittime.

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