Tufano, Romano, Correra
Tufano, Romano, Correra i tre giovani uccisi a Napoli

La Presidente del Tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo, interviene sui recenti episodi di violenza tra giovani, sottolineando la pericolosità dell’accesso facilitato alle armi e l'inquietante superficialità che spesso accompagna le motivazioni dietro omicidi tra adolescenti. A differenza della violenza legata al controllo territoriale tipica della criminalità organizzata, i recenti fatti di sangue, in cui giovani vite sono state tragicamente spezzate per motivi apparentemente insignificanti, rivelano una tendenza che “deve far riflettere”.

L’allarme sociale: omicidi senza motivazione apparente

Durante il suo intervento in occasione dell’anniversario dell’omicidio di Salvatore Barbaro a Ercolano, Garzo ha espresso preoccupazione per l’incremento di violenza senza un movente significativo tra i giovani di Napoli e provincia. “Il fenomeno delle armi che circolano con troppa facilità è sicuramente inquietante,” ha dichiarato. La differenza con le vittime della criminalità organizzata è sostanziale: se prima la violenza era funzionale a una logica di potere e controllo del territorio, oggi si assiste a casi dove “l’omicidio è dettato da motivi assolutamente banali”.

Il ruolo delle istituzioni e la necessità di un intervento efficace

Garzo ha sottolineato come il fenomeno non possa essere considerato un insieme di “episodi isolati”. Si tratta di una problematica sociale crescente, che le istituzioni devono affrontare in maniera coesa e strutturata. La presidente del Tribunale di Napoli ha fatto appello alla necessità di “riflettere su quali siano gli strumenti giusti” per arginare la deriva violenta e per contrastare l’indifferenza con cui i giovani sembrano affrontare conseguenze tanto gravi. L’importanza della prevenzione e dell’educazione emerge come tema centrale, ma Garzo riconosce anche le difficoltà che scuola e famiglia incontrano nel supportare adeguatamente questi ragazzi.

La fragilità delle famiglie e l'importanza di un’azione statale

Garzo ha evidenziato l’importanza della famiglia e della scuola come prime istituzioni di supporto per i giovani, ma ha anche posto l’accento sul fatto che spesso le famiglie si trovano in una condizione di vulnerabilità e incapacità di offrire una guida. Molte interviste con i genitori di giovani coinvolti in atti di violenza mostrano un senso di inadeguatezza e una mancanza di strumenti per affrontare questi problemi. È qui che le altre istituzioni statali devono intervenire per fornire un sostegno aggiuntivo e colmare le lacune educative e sociali.

Educazione e deterrenza: l’equilibrio tra dialogo e punizioni

Secondo la Presidente del Tribunale, è cruciale per le istituzioni trasmettere ai giovani l’importanza di “un processo di studio e di impegno” come alternativa alle scorciatoie che promettono vantaggi immediati ma che si rivelano effimere e pericolose. Tuttavia, Garzo insiste anche sulla necessità di “punizioni adeguate”: se i ragazzi avvertono di poter compiere azioni gravi senza subirne le conseguenze, il rischio è che la violenza diventi un fenomeno sempre più diffuso e banalizzato. Garzo conclude quindi che un intervento educativo forte, associato a un sistema di giustizia che imponga reali conseguenze, può rappresentare una via efficace per affrontare il problema e restituire alla città e ai giovani un futuro più sicuro.

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