STUPRO PALERMO. La situazione riguarda sette ragazzi, sei dei quali sono attualmente in carcere. Il settimo, che era minorenne al momento dei fatti, rilasciato sotto una misura cautelare più leggera a seguito del suo coinvolgimento nei fatti. Ma ora nuovamente incarcerato a causa di nuovi dettagli che emergono dal contenuto del suo cellulare e dei suoi profili sui social media.

La Procura dei minorenni, che aveva inizialmente concordato con la sua scarcerazione, ha poi deciso di impugnare questa decisione e chiedere un'aggravamento della misura cautelare. Sembra che le prove tratte dal cellulare e dai social media del giovane siano emerse come elementi che mettono in dubbio la sua resipiscenza, ovvero la sua presunta volontà di correggere il comportamento errato.

Stupro Palermo - Le chat dell'orrore

In quella conversazione descrive per filo e per segno lo stupro. «Lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta, troppi cianchi (troppe risate) cumpà. Troppo forte».

E ancora: «Manco a canuscievo (non la conoscevo), siamo stati con lei in sette». 

«Chi si mette contro di me si mette contro la morte» e «Le cose belle si fanno con gli amici». E ancora: «Sto ricevendo tanti messaggi in privato da ragazze, ma come faccio a uscire con voi, siete troppe»; «ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità e hype»; «Arriviamo a 1000 follower così potrò fare la live e spiegarvi com'è andata realmente». Poi aggiunge: «Mi piace trasgredire» e come musica di sottofondo si sente la canzone «Nun se toccano e femmine».

Nel cellulare del giovane scoperte conversazioni in cui si vantava degli eventi successivi allo stupro e ne parlava in modo leggero e divertito. Queste conversazioni sembrano eliminare la possibilità di considerare il giovane come resipiscente. Inoltre, trovate prove che il giovane ha violato le restrizioni imposte dal magistrato postando video su TikTok in cui si vantava delle sue azioni e dei messaggi ricevuti da "fan".

In questi video e post sui social media, il giovane sembrava ancora aderire a modelli comportamentali criminali e vantarsi delle sue azioni.

In base a queste nuove prove, il gip (giudice per le indagini preliminari) ha revocato la misura cautelare precedente e ha ordinato che il giovane torni in carcere. La decisione è stata presa in seguito all'analisi del contenuto del cellulare e dei profili social del giovane, che sembrano contraddire la sua presunta resipiscenza e manifestano un atteggiamento non coerente con una correzione del comportamento.

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