Matteo Di Pietro, il papà Paolo aveva già avuto problemi con la giustizia in passato
Il caso della morte del piccolo Manuel a Casal Palocco nasconde diverse storie che, sebbene non siano direttamente correlate, spiegano alcune dinamiche. Uno degli elementi interessanti è rappresentato da Matteo Di Pietro, lo youtuber che era alla guida della Lamborghini durante il tragico incidente.
Matteo è cresciuto nella splendida Tenuta Presidenziale di Castelporziano, all'interno di una casa chiamata "Coventino", situata nel complesso del Quirinale. Suo padre, Paolo Di Pietro, ottenne l'alloggio quando divenne vice del cassiere della tenuta, Gianni Gaetano, durante il mandato del presidente Carlo Azeglio Ciampi e del segretario generale del Quirinale, Gaetano Gifuni.
Attualmente, il padre di Matteo è al centro di polemiche sui social media a seguito della diffusione di un video in cui partecipa a una delle sfide del figlio, guidando una Ferrari a Roma e accelerando, ma senza indossare la cintura di sicurezza.
Questo amore per i motori e la velocità sembra essere una passione condivisa da tutta la famiglia. Tuttavia, non è solo questa recente tragedia a portare la famiglia Di Pietro sotto i riflettori della cronaca giudiziaria. Quando Matteo era ancora un bambino, la mattina del 30 ottobre 2009, i finanzieri effettuarono una perquisizione completa della "casa Coventino" a seguito di un mandato.
Il padre di Matteo, infatti, era indagato in relazione a una gestione finanziaria discutibile della cassa di Castelporziano, che era rimasta nascosta per lungo tempo. La magistratura accertò che, nel giro di pochi anni, mancavano quasi 5 milioni di euro dalla cassa. Ogni anno, dei 2,5 milioni di euro destinati dal Quirinale per coprire i costi della tenuta, scomparivano almeno 500.000 euro. In un anno sparirono addirittura oltre 800.000 euro.
Questa indagine scosse Roma, poiché tra gli indagati e condannati in primo grado vi erano il cassiere titolare, altri funzionari e il potente segretario generale del Quirinale, Gifuni. Questi in passato era braccio destro sia di Oscar Luigi Scalfaro che di Ciampi. Nello stesso processo, il nipote acquisito di Gifuni, Luigi Tripodi, che durante il segretariato di Gifuni era stato nominato direttore dei giardini e delle tenute del Quirinale, fu condannato.
Le condanne di primo grado furono pesanti, e il cassiere riconobbe gli ammanchi e patteggiò la pena. Nel corso degli anni, sia Gifuni che il nipote e gli altri funzionari furono successivamente assolti. Oppure beneficiarono di prescrizione per alcuni dei reati di cui erano accusati.
Archiviate invece le accuse contro il padre di Matteo, Paolo, già durante l'udienza preliminare su richiesta della stessa accusa pubblica. Questa chiese di procedere nei suoi confronti solo per omessa denuncia (ma il gip decise di non farlo). Nonostante l'indagine sia durata molti mesi e abbia scosso la famiglia Di Pietro, alla fine, dopo aver dimostrato la sua innocenza, Paolo mantenne il suo posto al Quirinale e il diritto di risiedere a "casa Coventino".
Paolo Di Pietro resto in silenzio per tutelare il suo lavoro
Nei documenti processuali, emerse un biglietto scritto dal padre di Matteo al suo mentore, datato 3 febbraio 2009. Egli affermava la sua innocenza e ammetteva di essere a conoscenza della gestione discutibile della cassa. Poi scrive di "essersi girato dall'altra parte per paura di perdere il lavoro".
Matteo Di Pietro, la famiglia e i problemi con la legge sempre esistiti
La famiglia Di Pietro dunque è già parte di diverse vicende giudiziarie. Il caso della morte del piccolo Manuel è solo l'ultimo tra gli episodi che hanno portato il nome della famiglia sotto i riflettori dei media e del pubblico.
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