Dalla riforma dell'organizzazione del lavoro, ai trasporti, alla politica industriale, al digitale. Vittorio Colao ieri mattina ha incontrato Giuseppe Conte consegnandogli il lavoro di ricognizione compiuto in due settimane dalla task force da lui guidata allo scopo per «rilanciare il sistema Italia», come l'ex manager ha ripetuto nelle decine e decine di audizioni in videoconferenze con le tanti parti sociali (università, associazioni di categoria, parti produttive, sindacati, singoli imprenditori, mondo della cooperazione), compiute da lui in prima persona, affiancato dai sei gruppi di lavoro: aziende, istruzioni, turismo, cultura, famiglie, pa.
IL TELELAVORO STABILE
Il dossier, completato nella tarda serata di giovedì 14, è stato suddiviso in una decina di schede semplificate, contenenti le idee raccolte interloquendo con le controparti del mondo produttivo ed economico. Non ci sarebbero proposte concrete su come il panel di esperti vorrebbe ridisegnare il modello economico produttivo perché, secondo quanto Colao ha riferito in varie conversazioni, sarà il premier, alla luce delle idee della task force, a suggerire sui vari argomenti come proseguire gli approfondimenti e che taglio dare alla riforma dello Stato.
La prima scheda di Colao riguarda il mondo del lavoro nelle sue varie articolazioni che, alla luce dell'esperienza del lockdown, che ha imposto il distanziamento sociale come misura principale di contenimento del virus, dovrà essere ripensato. Almeno 10 milioni i lavoratori che dall'11 marzo sono stati costretti a proseguire l'attività da remoto e anche se, da lunedì 18, molte delle attività riprenderanno, l'indicazione di tutti gli esperti per tutelare il distanziamento sociale, oltre a mascherine e guanti, è di proseguire con il telelavoro nella misura in cui esso è possibile. Durante le conversazioni gli uomini di Colao hanno colto i suggerimenti delle parti sociali di valutare anche nelle fasi 3 e 4, di proseguire da casa, se non sempre, nella misura in cui ciò è possibile con la tipologia di attività.
Nella riorganizzazione del lavoro rientra anche la riduzione dell'orario a parità di stipendio, dedicando la parte residua alla formazione. Poi c'è tutto il ragionamento sulla sicurezza e la lotta al lavoro nero legato ai contratti a tempo determinato e agli stagionali.
Ma nella ricostruzione della macchina non può essere trascurata la scuola perché è formativa delle nuove leve che si affacciano alla produzione. Da parte di molti interlocutori è stata segnalata la necessità di riformare i corsi di studi per riconvertirli verso i modelli francese e tedesco soprattutto, per preparare i giovani ad affrontare diversamente i nuovi lavori che si presenteranno nei prossimi anni. A queste riforme strutturali si collegano lo sviluppo del digitale che è uno dei pallini di Colao e la rete informatica per snellire i processi, sburocratizzare le procedure, rendere più trasparente la macchina della pa, oggi troppo ingolfata e inefficiente.
CAMBIARE SEGNO AL PIL
L'impatto economico e sociale della crisi deve, in un orizzonte di medio lungo periodo, ridefinire alcune priorità. Su Colao sono arrivate sollecitazioni a dare finalmente una scossa agli investimenti pubblici e privati per far ripartire al più presto il pil facendogli cambiare il segno già dal 2021. Il rilancio delle infrastrutture del Paese può essere funzionale al disegno di rimettere in moto l'economia e tutelare l'occupazione creando i presupposti per nuovi posti di lavoro. L'edilizia deve ripartire per dare un futuro ai giovani che oltre al lavoro devono trovare casa. Ci sono le strutture scolastiche che vanno ammodernate come quelle ospedaliere, i ponti, le autostrade.
C'è una politica industriale che necessita di un ripensamento in un quadro di politica economica schumpeteriana per guidare la transizione dall'economia manifatturiera all'economia digitale della conoscenza. Lo Stato deve guidare lo sviluppo ma dando spazio ai privati e impulso alle imprese dove l'iniziativa privata va sostenuta, specie adesso che il virus ha bloccato le attività. Poi ci sono i trasporti che allo stesso modo hanno bisogno di una nuova fase, il mezzogiorno dove resta l'atavico divario con il nord che penalizza molte popolazioni. Non è un libro bianco, tiene a sottolineare Colao, ma una raccolta di idee sulla quali il capo del governo deve fornire una direzione. Fonte: Il Mattino
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