Gianni Cenni, molestie e omicidio nel passato del pizzaiolo prigioniero in Ucraina
L'uomo sarebbe l'autore di un'assassinio di un collega vigilante e avrebbe a suo carico una condanna per violenza su una bambina di 9 anni
Gianni Cenni, pizzaiolo napoletano arrestato dall’esercito ucraino e considerato un combattente straniero per la Russia, ha un passato segnato da gravi reati, tra cui un omicidio nel 1999 e una condanna per molestie sessuali nel 2012.
L’omicidio di Francesco Scicchitano nel 1999
Il 12 febbraio 1999, Cenni, allora dipendente dell’istituto di vigilanza Prodest di Milano, uccise con due colpi di pistola il collega Francesco Scicchitano. L’omicidio avvenne nel cortile della Magnatek, azienda cliente dell’istituto. Cenni confessò il delitto, maturato a seguito di screzi sul lavoro, e fu condannato.
Dopo circa dieci anni, nel 2008, ottenne la semilibertà e fece ritorno a Napoli, dove iniziò una nuova vita lavorativa.
La condanna per molestie sessuali nel 2012
Nel 2012, Cenni fu accusato di aver molestato una bambina di nove anni, nipote della sua compagna. La vittima riferì che l’uomo l’aveva toccata inappropriatamente e minacciata.
Il processo portò nel 2016 a una condanna definitiva a sette anni e due mesi di reclusione, confermata in appello e cassazione nel 2022. Dopo la condanna, Cenni si rese irreperibile.
La cattura in Ucraina
Il risultato dell'istruttoria dibattimentale, dinanzi ai giudici dell'11esima sezione penale del tribunale di Napoli, presidente Ernesto Aghina, è la condanna, datata 12 ottobre 2016, dell'imputato a sette anni e due mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima avesse meno di dieci anni al momento dei fatti. La condanna viene confermata sia in appello che in cassazione diventando esecutiva nel 2022. “Da quel momento ho fatto una richiesta di mandato di arresto europeo che è stata accolta dalla procura di Napoli che l'ha emesso nel 2024. Il problema è che Cenni in Europa non c'è più da tempo. È letteralmente sparito”.
A parlare è l'avvocato Antonietta Borghese che ha seguito la parte offesa, la piccola e la sua famiglia, sia nel processo per violenza sessuale che in quello successivo per calunnia e diffamazione, sempre ai danni di Cenni per ciò che aveva detto in aula contro la famiglia della vittima per crearsi un alibi. Anche in questo caso ha subìto una condanna in primo grado che però andrà sicuramente prescritta in appello.