Omicidio Giulia Tramontano, Impagnatiello prova a evitare l'ergastolo
«Nessun piano per uccidere Giulia». La difesa dell'ex barman sta lavorando al ricorso in appello che sarà depositato prima del termine previsto nelle prossime settimane

Alessandro Impagnatiello, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Tramontano, sta tentando di evitare la pena massima. La difesa dell’ex barman ha presentato un ricorso in appello, contestando le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, entrambe riconosciute dai giudici della Corte d’Assise di Milano.
Le avvocatesse Giulia Geradini e Samantha Barbaglia stanno lavorando al documento che sarà depositato nelle prossime settimane, con l’obiettivo di ottenere uno sconto di pena.
La strategia della difesa: «Nessuna premeditazione»
Durante il processo, le legali di Impagnatiello avevano cercato di smontare l’immagine di un assassino metodico e calcolatore, sostenendo che la «condotta grossolana» dell’imputato dopo il delitto non fosse compatibile con quella di uno stratega. Secondo questa linea difensiva, il delitto non sarebbe stato pianificato, ma frutto di un impulso improvviso.
Le motivazioni della sentenza: sei mesi di pianificazione e 37 coltellate
Di diverso avviso, però, i giudici della Corte d’Assise, che nelle motivazioni della sentenza depositate lo scorso febbraio hanno ricostruito la lunga premeditazione dell’omicidio. Impagnatiello, secondo il tribunale, avrebbe pianificato la morte di Giulia Tramontano per quasi sei mesi, prima di colpirla con 37 coltellate il 27 maggio 2023, dopo un confronto tra la vittima e l’altra donna con cui lui intratteneva una relazione parallela.
Undici fendenti, secondo la perizia medico-legale, sarebbero stati inferti mentre la 29enne era ancora viva, e la sentenza sottolinea che la giovane donna «ha senz’altro realizzato, sebbene per una manciata di secondi, che insieme con lei moriva anche il bambino che portava in grembo».
L’esito del ricorso
Il ricorso della difesa sarà esaminato in appello, ma la solidità delle prove e delle motivazioni della sentenza di primo grado rendono difficile un ribaltamento della condanna. L’accusa, infatti, ha delineato un quadro chiaro e dettagliato della premeditazione e della crudeltà del delitto, elementi fondamentali che hanno portato all’ergastolo.