Alessandro Impagnatiello. L'omicidio di Giulia Tramontano, commesso dal suo fidanzato Alessandro Impagnatiello, rivela particolari agghiaccianti. Il primo colpo di coltello inferto da Impagnatiello è stato alla gola della giovane, recidendo l'arteria carotide.

La vittima, incinta di sette mesi, non ha avuto la possibilità di chiedere aiuto poiché non poteva più urlare. Secondo i medici legali che hanno eseguito l'autopsia il 9 giugno, dopo il primo colpo Impagnatiello ha sferrato un'altra coltellata all'arteria succlavia, che si è rivelata letale. Successivamente, ha colpito il corpo inerte della fidanzata con ulteriori coltellate, concentrando la violenza sulla parte superiore del corpo, dalla schiena al volto. Fino ad ora, sono state rilevate 37 coltellate in totale.

Cosa non torna nelle dichiarazioni di Alessandro Impagnatiello

Resta ancora da stabilire l'orario esatto del decesso di Giulia, attualmente ipotizzato dagli investigatori tra le 19:00 e le 20:30 di sabato 27 maggio. Sul corpo riscontrate estese ustioni che hanno alterato i tessuti e non sono presenti macchie ipostatiche. I medici ipotizzano che la ragazza non sia morta all'istante, ma dopo una rapida perdita di sangue durata pochi minuti.

Ulteriori analisi sono previste nei prossimi giorni per determinare il numero esatto di coltellate inflitte da Impagnatiello e per indagare sull'eventuale attacco alle spalle della vittima, come suppongono gli inquirenti. Trovate almeno due coltellate sulla schiena di Giulia. È emerso in modo evidente che Tramontano non ha avuto la possibilità di difendersi, poiché non sono stati riscontrati segni di lesioni difensive dai medici legali.

L'omicidio di Giulia Tramontano, commesso dal suo fidanzato Alessandro Impagnatiello, rivela particolari agghiaccianti.

Il primo colpo di coltello inferto da Impagnatiello è stato alla gola della giovane, recidendo l'arteria carotide. La vittima, incinta di sette mesi, non ha avuto la possibilità di chiedere aiuto poiché non poteva più urlare.

Secondo i medici legali che hanno eseguito l'autopsia il 9 giugno, dopo il primo colpo Impagnatiello ha sferrato un'altra coltellata all'arteria succlavia, che si è rivelata letale. Successivamente, ha colpito il corpo inerte della fidanzata con ulteriori coltellate, concentrando la violenza sulla parte superiore del corpo, dalla schiena al volto. Fino ad ora, rilevate 37 coltellate in totale.

Resta ancora da stabilire l'orario esatto del decesso di Giulia, attualmente ipotizzato dagli investigatori tra le 19:00 e le 20:30 di sabato 27 maggio. Sul corpo sono state riscontrate estese ustioni che hanno alterato i tessuti e non sono presenti macchie ipostatiche. I medici ipotizzano che la ragazza non sia morta all'istante, ma dopo una rapida perdita di sangue durata pochi minuti.

Trovate almeno due coltellate sulla schiena di Giulia. È emerso in modo evidente che Tramontano non ha avuto la possibilità di difendersi, poiché non sono stati riscontrati segni di lesioni difensive dai medici legali.

A tracciare e a spiegare la personalità dell'assassino è il professor Pietro Pietrini, psichiatra, direttore del Molecular Mind Laboratory della Scuola IMT Alti Studi di Lucca

Chi uccide spesso non mostra segni di pentimento, come Impagnatiello che ha ucciso Giulia Tramontano 

«Una caratteristica che accomuna la maggior parte, se non la totalità, degli uxoricidi che ho avuto modo di esaminare è la pressoché assoluta mancanza di rimorso. Non solo verso la vittima, anche nei confronti dei figli».

Il rimorso verso la partner uccisa non esiste quasi mai

Non ricordo qualcuno che sia andato oltre il dispiacersi per se stesso, e per le conseguenze che il reato ha comportato per la sua esistenza. Il famoso psichiatra inglese Henry Maudsley a proposito degli psicopatici scrisse che “così come ci sono persone che non vedono certi colori perché affette da cecità per i colori ed altre che non distinguono un tono musicale da un altro perché prive di orecchio musicale, ve ne sono alcune prive di qualsivoglia senso morale”. Un’osservazione che, fatta quasi un secolo prima dell’avvento delle moderne metodologie di studio del cervello, ci obbliga a riflettere».

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