Candido Montini
Candido Montini

Il caso dell'omicidio di Candido Montini, 83enne di Catasco di Garzeno, rimane irrisolto e pieno di interrogativi. 

Il 17enne fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato ha negato ogni responsabilità, nonostante le prove raccolte dagli inquirenti indichino chiaramente il contrario. 

L’alibi del giovane non sembra convincere, e le tracce di Dna e le impronte sulla scena del crimine complicano ulteriormente la sua posizione.

L'alibi che non convince e il silenzio del fermato

Il minorenne, attualmente detenuto nel carcere minorile Beccaria di Milano, ha mantenuto il silenzio durante il lungo interrogatorio, ribadendo la sua estraneità ai fatti. Nonostante la nonna abbia confermato che il nipote fosse a scuola guida il giorno dell'omicidio, gli investigatori ritengono che questa versione non regga. Le dichiarazioni vaghe e la mancanza di una ricostruzione solida del suo alibi hanno portato il pm a formalizzare il fermo il 21 ottobre, aprendo così la strada a una nuova fase delle indagini.

La scoperta decisiva: il Dna inchioda il giovane

Gli inquirenti hanno concentrato le loro attenzioni sul giovane fermato grazie a una traccia di Dna trovata sull'arma del delitto, un coltello, e sulla scena del crimine. L'analisi del Dna è stata effettuata su quasi tutti i residenti della piccola frazione di Garzeno e ha portato a una corrispondenza tra il profilo genetico del sospetto e quello raccolto sul luogo dell'omicidio.

Oltre al coltello, un portafoglio vuoto ritrovato vicino alla scena del crimine ha fornito ulteriori elementi di indagine. Il coltello, presumibilmente usato per uccidere Montini, è stato lanciato via e ritrovato su una tettoia dietro casa della vittima, un tentativo evidente di disfarsi dell'arma. Anche le impronte di scarpe e le tracce di sangue, non appartenenti alla vittima, hanno contribuito a orientare le indagini verso il giovane.

La dinamica del delitto e gli ultimi momenti di Montini

L’esatta dinamica dell'omicidio di Candido Montini non è ancora completamente chiara, ma alcuni dettagli sono emersi nel corso delle indagini. Il 24 settembre, giorno della sua morte, Montini aveva trascorso la mattinata in banca per saldare alcuni pagamenti, poi era tornato in bottega per qualche ora prima di fare ritorno a casa. Secondo la testimonianza della sua donna delle pulizie, l'uomo non si sentiva bene quel giorno, tanto da chiudere anticipatamente il negozio e rientrare.

Una volta a casa, Montini non ha mai cenato. È stato aggredito brutalmente da un assalitore, identificato come un uomo o giovane uomo grazie al Dna rinvenuto. Il killer lo ha colpito ripetutamente con decine di coltellate, infliggendo infine un colpo mortale alla gola, segno della ferocia dell'atto.

Cosa resta da chiarire: il movente

Nonostante il fermo e le prove raccolte, resta un'incognita fondamentale: cosa avrebbe spinto il 17enne a commettere un omicidio così violento? Il movente non è ancora stato chiarito, e gli investigatori stanno continuando a cercare risposte. Si indaga sulla possibile relazione tra il giovane e Montini, ma finora non sono emersi dettagli che spieghino questa azione brutale.

Le indagini proseguono, e ulteriori rilievi sono stati effettuati a casa del minorenne in cerca di prove che possano collegarlo ulteriormente al delitto. La comunità di Garzeno, intanto, attende risposte, sconvolta da un crimine che ha scosso profondamente tutti i residenti.

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