Ripaberarda: Emanuela Massicci uccisa a botte dal marito mentre i figli dormivano
L'uomo, dopo l'omicidio, ha vegliato il corpo della moglie per sette ore. La Gip dispone la custodia cautelare in carcere.
Un altro drammatico episodio di femminicidio ha scosso l'Italia. Emanuela Massicci, una maestra di 45 anni, è stata brutalmente uccisa dal marito, Massimo Malavolta, nella notte del 19 dicembre 2024 a Ripaberarda, frazione di Castignano in provincia di Ascoli Piceno. L’uomo avrebbe massacrato la donna a mani nude con una violenza tale da causarle fratture multiple su tutto il corpo.
La dinamica dell’omicidio
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'omicidio è avvenuto tra l’una e le due di notte, mentre i due figli della coppia dormivano nella stanza accanto. L’uomo si sarebbe chiuso in camera con la moglie e l’avrebbe colpita ripetutamente, causandole fratture al naso, sette costole e all'ulna sinistra. Le mani della donna presentavano evidenti segni di un disperato tentativo di difesa.
Dopo l'aggressione, l’uomo ha rivestito il corpo di Emanuela e si è inflitto un taglio all'avambraccio, probabilmente in un tentativo di suicidio. Alle 5:32 del mattino, Malavolta ha telefonato ai genitori per informarli della morte della moglie. Quando i carabinieri e i sanitari sono giunti sul posto, l’hanno trovato seduto accanto al corpo della moglie, in stato di semi-incoscienza, con il coltello ancora in mano.
L’autopsia e le prove raccolte
L'autopsia, eseguita dai medici legali Sabina Canestrari e Francesco Brandimarti, ha confermato che la morte di Emanuela è avvenuta a causa delle percosse subite. Gli esperti hanno collocato il decesso a circa sette ore prima della scoperta del corpo. La violenza dell'aggressione è stata tale da non lasciare scampo alla vittima.
La posizione dell’assassino e il rigetto della perizia psichiatrica
Il GIP di Ascoli Piceno, Annalisa Giusti, ha convalidato l’arresto di Massimo Malavolta, effettuato in flagranza di reato dai carabinieri. Attualmente l’uomo è ricoverato all’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, sotto sorveglianza costante, in seguito al tentativo di suicidio.
La difesa, rappresentata dall’avvocata Saveria Tarquini, aveva chiesto il trasferimento in una struttura sanitaria, citando una perizia psichiatrica del 2015 che evidenziava problemi di natura mentale. Tuttavia, la Gip ha respinto l’istanza, ritenendo che la custodia cautelare in carcere fosse la misura più adeguata per prevenire ulteriori atti violenti, data la natura estremamente pericolosa dell'uomo.
Il contesto familiare e le ombre del passato
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo aveva già avuto problemi con la giustizia nel 2015, quando fu sottoposto agli arresti domiciliari per lesioni ai danni di un’altra donna. Questo dettaglio aggiunge ulteriore gravità alla vicenda, sollevando interrogativi sulle misure di prevenzione adottate nei confronti di individui con precedenti penali per violenza domestica.
I carabinieri e i sanitari, intervenuti nell'abitazione della coppia, si sono trovati di fronte a una scena straziante. Emanuela era già priva di vita, mentre il marito si trovava seduto accanto al corpo, in uno stato di semi-incoscienza. I soccorritori non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna e assicurare che l’uomo venisse posto sotto sorveglianza medica.