Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa: «Siamo in una fase molto delicata»
La Corte di Appello di Milano , nell'udienza fissata il 15 gennaio alle ore 9, dovrà decidere se concedere o meno i domiciliari
I genitori di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran, hanno chiesto agli organi di informazione di rispettare il silenzio stampa sulla vicenda. Attraverso un messaggio, la famiglia ha sottolineato la delicatezza del momento attuale, temendo che un dibattito mediatico acceso possa complicare ulteriormente la situazione e ritardare una possibile soluzione.
“La fase a cui siamo arrivati è molto delicata, e il grande dibattito su cosa si può o si dovrebbe fare rischia di allungare i tempi e rendere più complicata una soluzione”, si legge nel comunicato.
I genitori si sono appellati al senso di responsabilità di giornalisti e opinionisti, chiedendo di evitare la diffusione di informazioni che potrebbero mettere a rischio i progressi diplomatici e giuridici.
L’udienza di Abedini: una decisione cruciale per il 15 gennaio
Il prossimo appuntamento decisivo nella vicenda è fissato per il 15 gennaio alle ore 9, quando la Corte di Appello di Milano dovrà decidere se concedere o meno i domiciliari a Mohammad Abedini Najafabadi. L’uomo, cittadino iraniano di 38 anni, è stato arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa dalla Digos su richiesta della giustizia americana. Attualmente detenuto nel carcere di Opera, Abedini è accusato di aver violato le leggi statunitensi sull’esportazione di componenti elettronici sofisticati all’Iran, con l’accusa specifica di legami con organizzazioni terroristiche.
Il procuratore generale di Milano ha già espresso parere contrario alla concessione dei domiciliari, ma la decisione definitiva spetta ai giudici. Questo passaggio è cruciale, poiché la vicenda di Abedini è legata a doppio filo alla sorte di Cecilia Sala.
Possibili sviluppi politici e ruolo del ministro della Giustizia
In parallelo al percorso giudiziario, la vicenda potrebbe vedere un intervento politico. In base all’articolo 718 del Codice di procedura penale italiano, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha il potere di revocare le misure cautelari su richiesta diretta. Tuttavia, un eventuale intervento ministeriale sarebbe valutato solo dopo che la Corte di Appello si sarà espressa.
Fonti ben informate indicano che, se l’Italia decidesse di revocare le misure cautelari per Abedini, la mossa potrebbe non essere gradita agli alleati americani. La finestra temporale per un eventuale intervento si chiude il 20 gennaio, data in cui il presidente uscente Joe Biden cederà il posto al nuovo governo Trump.
La strategia di Palazzo Chigi per liberare Cecilia Sala
Nel frattempo, il caso Cecilia Sala è al centro di un intenso lavoro di coordinamento tra Palazzo Chigi e il ministero della Giustizia. La premier Giorgia Meloni ha recentemente ricevuto la madre della giornalista, definendola “una soldatessa” per la sua determinazione. Un vertice tecnico ha analizzato anche il peso delle accuse americane contro Abedini, definito "il tecnico dei droni", e la complessità di un caso che coinvolge questioni giuridiche internazionali.
La posta in gioco
La vicenda di Cecilia Sala e quella di Mohammad Abedini rappresentano un intreccio delicato di diplomazia, giustizia e strategie politiche. Mentre il tempo stringe, l’esito dell’udienza del 15 gennaio potrebbe rivelarsi determinante per entrambi i casi. La richiesta di silenzio stampa avanzata dai genitori di Sala sottolinea l’importanza di trattare la situazione con la massima discrezione e responsabilità.