L'artista Nello Petrucci, l’imprenditore Gualtiero Vanelli (fondatore di Civiltà del Marmo) e il tenore Andrea Bocelli si uniscono per sostenere la causa di rimpatrio del nostro connazionale
POMPEI. Una scultura per Chico Forti. L’ennesimo grido di solidarietà, l’ennesimo appello che arriva dalla città antica della Campania,
Pompei. Una figura umana che tenta di liberarsi, un’opera messa a punto dall’artista Nello Petrucci che, con il contributo del comune di Pompei, ha voluto richiamare ancora una volta l’attenzione sul caso giudiziario del connazionale Chico Forti, condannato ingiustamente all’ergastolo in Usa.
Sono 22 anni che l’ex produttore televisivo e velista sconta una pena per un
omicidio mai commesso. Forti infatti si è sempre dichiarato vittima di un errore giudiziario, un errore constatato dai più celebri giuristi italiani e dalla stessa politica nostrana. Non per ultimo proprio il
ministro degli Esteri Luigi Di Maio che nel dicembre 2020, non solo dichiarò a gran voce che presto Forti sarebbe tornato a casa, ma nel farlo pronunciò anche testuali parole:
“ingiustamente detenuto”.
Ad oggi Chico è ancora in Florida
In un carcere di massima sicurezza, rinchiuso tra quattro mura e quella speranza che pian piano sembra affievolirsi sempre più di poter tornare a casa,
la sua casa: l’Italia.
Un’Italia per l’ennesima volta
politicamente sfasciata e che a governo fatto, dovrà nuovamente “visionare” carte, documenti, nuovi passaggi di testimoni per cercare solo di attuare una legge, un trattato istituito nel 1983:
la convenzione di Strasburgo, la quale garantirebbe (in tal caso è d’obbligo il condizionale) a condannati e detenuti in carcere di un altro Stato, di essere trasferiti nel proprio Paese d’origine per continuare l’espiazione della pena.
Chico Forti, seppur innocente, ha accettato di tornare a casa come detenuto, sapendo che era l’unico modo possibile per poter almeno riabbracciare la sua famiglia.
Ma nonostante il suo piegarsi al “sistema” è ancora lì in un carcere della Florida a scrivere lettere e a ringraziare chi ancora crede in lui, chi ancora combatte per lui:
da zio Gianni sino a Nello Petrucci e Andrea e Veronica Bocelli.
“Bisogna essere la voce degli uomini che non hanno voce” così esordisce il tenore Andrea Bocelli
Ospite della cerimonia di inaugurazione della scultura di
Nello Petrucci tenutasi a Pompei. Una cerimonia solenne patrocinata dal sindaco della città antica
Carmine Lo Sapio e magistralmente condotta dalla giornalista
Francesca Carollo. Il volto noto di
Quarto Grado infatti da anni segue il caso Chico Forti e per l’ennesima volta ha prestato la sua voce per l’amico Chico.
Eh già perché Forti oramai è l’amico di tutti gli italiani,
da nord a sud risuona un solo grido “Chico Forti sono io”, che è poi anche il titolo dato dall’artista Nello Petrucci alla sua opera.
"In una delle sue lettere Chico mi ha mandato una sua poesia” - ha detto Petrucci - con un incipit ispirato alla Libertà:
"Sognare è come respirare, non ne posso fare a meno". Un verso come un colpo di cannone in direzione delle nostre coscienze. Anni fa, in India, entrai nella casa di Gandhi. Di quel viaggio conservo un pensiero che non mi ha mai lasciato: "Finchè porterai un sogno nel cuore, non perderai mai il senso della vita". E tra i grandi sogni dell'uomo non può mai mancare la Libertà. "Chico sono io" è il mio semplice contributo per alimentare e difendere la Libertà!".
Non è la prima volta che Petrucci si espone per Forti, già nel 2021 infatti aveva creato per lui a Miami il murale "Attesa".
Specializzato in pittura, street art e scultura, l’artista vive e lavora a Pompei e New York City e ha messo in mostra numerose opere (molte a sfondo sociale e ambientale) in sedi istituzionali, tra cui l'Archivio Centrale di Stato di Roma, l'Agorà Gallery di New York, l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, l'Arsenale di Venezia e in diverse gallerie a New York e Shanghai.
Così come si erano già esposti i coniugi Bocelli
Da tempo sostenitori di un ritorno in Italia di Forti, che in questa occasione
testimoniano a favore dell’arte che non giudica, che supera ogni valutazione in merito alla vicenda e che simboleggia la forza dei sentimenti emanando un
messaggio di forte speranza e positività.
Bocelli e la moglie lo scorso anno si erano recati in carcere negli Stati Uniti, facendo visita a Forti proprio nel giorno del suo 63esimo compleanno; da allora sono stati diversi gli appelli del tenore a favore della causa, tra questi anche un discorso sul palco di un concerto in Florida.
Ma quelle di Bocelli e Petrucci sono solo alcune delle centinaia di voci che negli anni si sono esposte per Chico e questa volta lo fanno nella cornice di una terra meravigliosa, Pompei.
“La città della Madonna” come giustamente ha sottolineato il primo cittadino
Carmine Lo Sapio “non poteva sottrarsi ad un evento simile, a questo grido di speranza, a questo ennesimo appello”.
Una sala gremita di giornalisti, media, volti famosi e non, un popolo che chiede solo una cosa: “Fate tornare Chico a casa”
Ed è su questo grido, su queste parole che lo
zio d’Italia, Gianni Forti, si commuove. Forse per la prima volta da 22 anni ha versato una lacrima in pubblico. Un uomo provato da anni e anni di dure lotte, da viaggi su e giù per lo stivale, da promesse dei vari politici di turno… Da un
“Chico Forti tornerà in Italia” garantito a tutta la nazione all’antivigilia di Natale, era il 23 dicembre 2020. Sembrava l’annuncio del secolo, diramato quasi a reti unificate tra social e tv…
Sono passati due anni e mezzo, tra qualche mese è di nuovo Natale. Tra poco più di una decina di giorni l’Italia sceglierà la sua nuova classe politica… Un nuovo iter porterà Gianni Forti a bussare alle porte dei “prescelti” solo per ricordare loro di non dimenticare Chico, perché Chico è ancora lì che attende… Perché Chico presto diventerà nonno, ma non conosce nemmeno sua figlia…
E allora cosa aspettate? Quanto ancora deve patire un uomo? “Riportatelo quanto prima in Italia”
E’ il popolo che lo chiede, è quel diritto firmato e sancito da quella Convenzione ispirato al
“principio di umanizzazione” perché in ogni caso vanno tutelati i diritti inviolabili anche nella particolarissima condizione carceraria. (di Nunzia D'Aniello)
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