Il decreto Aiuti quater ha introdotto una sorta di bonus dal valore di 3mila euro. Nello specifico, il provvedimento ha innalzato la soglia massima dei fringe benefits, ossia quei contributi assegnati ai dipendenti ed erogati sotto forma di beni e servizi dai datori di lavoro. In particolare, la soglia esentasse in questione è passata da 600 a 3mila euro.

Bonus 3.000 euro: beneficiari

A poter usufruire dei fringe benefits sono i lavoratori dipendenti di imprese private. L’erogazione di questi contributi non consiste in un obbligo per le aziende.

Il governo Draghi aveva già alzato la soglia di questi “bonus” da 258,23 euro all’anno a 600, con il decreto Aiuti bis, aggiungendo anche il pagamento delle utenze domestiche (acqua, gas e luce) alle finalità per cui si poteva erogare il fringe benefit. In questo modo, per la prima volta i dipendenti potevano ricevere fino a 600 in un anno per pagare le bollette.

Sono i datori di lavoro a scegliere se erogarli e in tal caso devono richiedere ai propri dipendenti le fatture delle bollette pagate. Altrimenti, è sufficiente un’autocertificazione in cui si indicano informazioni come il numero di utenza, l’importo pagato, le modalità di pagamento e la data.

Con il decreto Aiuti quater, la soglia è stata innalzata a 3 mila euro fino alla fine dell’anno. L’importo riconosciuto potrebbe anche essere più basso: 3.000 euro, infatti, è il limite annuo entro cui tale premio non sarebbe tassato.

Fringe benefits: cosa sono

Con fringe benefit si fa riferimento a quei benefit che fanno parte del welfare aziendale e che le aziende non erogano ai dipendenti sotto forma di denaro ma con beni e servizi.

Si tratta di una sorta di bonus che non viene tassato né per le aziende, che lo deducono dal proprio reddito imponibile, né per i dipendenti. A erogarlo possono essere solamente le aziende del settore privato.

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