Scienziati lavorano su mascherina rivoluzionaria in grado di catturare e uccidere il coronavirus.
Mentre infiamma il dibattito sull'efficacia delle mascherine e la necessità di indossarle, un team di ricerca americano sta gettando le basi per svilupparne un modello rivoluzionario. Questo dispositivo di protezione personale, infatti, non solo avrebbe l'efficacia filtrante della classe N95/FFP2, che deve essere in grado di catturare almeno il 94 percento delle particelle fino alle dimensioni di 0,6 micrometri, ma avrebbe anche la capacità di inattivare e uccidere il coronavirus SARS-CoV-2 al contatto. In questo modo si rallenterebbe anche la diffusione del patogeno, offrendo un duplice e prezioso servizio. A mettere sulla carta il progetto dell'innovativa mascherina è stato un team di ricerca del Center of Membrane Sciences dell'Università del Kentucky, da decenni impegnato nello sviluppo di membrane filtranti. A capo della ricerca il professor Dibakar Bhattacharyya, che ha trascorso 50 anni della sua carriera presso la Facoltà di Ingegneria dell'ateneo di Lexington. Lo scienziato, che ha sviluppato alcune delle più efficienti membrane sintetiche per filtrare liquidi e ottenere acqua potabile, ha dichiarato che la sua squadra “ha la capacità di creare una membrana che non solo filtrerebbe efficacemente il nuovo coronavirus allo stesso modo di una maschera N95, ma disattiverebbe completamente il virus”. “Questa innovazione rallenterebbe ulteriormente e addirittura impedirebbe la diffusione del virus”, ha aggiunto il professor Bhattacharyya, sottolineando che un simile dispositivo, in futuro, potrebbe essere utile per proteggerci anche da altri virus. La mascherina hi-tech, come spiegato in un comunicato stampa dell'Università del Kentucky, sarebbe caratterizzata da una membrana porosa e spugnosa con un “cuore” caricato da specifici enzimi che hanno la capacità di “catturare” il coronavirus e distruggerlo. Come spiegato dal professor Bhattacharyya, gli enzimi sono progettati per colpire direttamente la proteina S o spike, le spicole che costellano il pericapside (o peplos) del coronavirus, che gli conferiscono quell'aspetto tipico a corona quando osservato dall'alto attraverso un microscopio elettronico. SARS-CoV-2 usa la proteina S come un grimaldello per scardinare la parete delle cellule umane (dopo essersi legato al recettore ACE2), riversarsi al suo interno e dare avvio alla replicazione. Gli enzimi proteolitici della “super maschera” sarebbero progettati proprio per bloccare questo processo, legandosi alla proteina S e dissolvendola, disattivando il virus. Gli scienziati del Center of Membrane Sciences contano di sviluppare e testare la nuova mascherina nel giro di 6 mesi, quindi potrebbe essere disponibile molto prima di un vaccino (secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità per la preparazione ci vorranno dai 12 ai 18 mesi). La ricerca sarà finanziata dai National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) e dalla National Science Foundation (NSF), e si avvarrà della collaborazione di altri prestigiosi istituti dell'ateneo di Lexington. Fonte: https://scienze.fanpage.it/ Leggi anche Coronavirus, la gente torna in strada ed è un problema: 15mila multe in 48 ore. Seguici su Facebook 41esimoparallelo