"Il no al ministero della Giustizia ci ha deluso". Silvio Berlusconi lo ammette nel libro di Bruno Vespa "La grande tempesta". Pur dichiarando che il titolare del dicastero della Giustizia, Carlo Nordio, "è uno straordinario professionista", chiarisce infatti: "Ci è stato chiesto quali sarebbero stati i nostri ministri e noi abbiamo risposto Tajani agli Esteri, Casellati alla Giustizia e Bernini all'Università. Poi si è parlato dei ministri senza portafoglio. E io ero certo che ci fosse l'accordo". Ma nonostante questo il presidente di Forza Italia assicura la sua lealtà al governo.

Berlusconi: "Nostro sostegno per cinque anni"

"Il mio intervento per la fiducia al Senato - precisa - ha garantito una partecipazione appassionata e leale a sostegno del governo per i prossimi cinque anni di lavoro". Sul titolare del dicastero della Giustizia esprime comunque la sua massima stima e aggiunge: "Condivido le sue posizioni sulla riforma della giustizia. La priorità assoluta è la riduzione della durata dei processi". Tagliare le imposte Berlusconi è convinto, sottolinea, che la riduzione delle imposte sia la strada per ridare fiato al Paese, e ricorda il caso degli Usa: "Restai colpito quando Ronald Reagan invertì i numeri dell'aliquota più alta portandola dal 72 per cento al 27 per cento. Alla fine del suo mandato, le entrate dell'Unione per il gettito fiscale si erano addirittura raddoppiate". "Meloni leader logico: ha preso più voti" Quanto al primato di Giorgia Meloni nella coalizione, assicura di non aver provato nessun disagio nel vedere per la prima volta, dopo 28 anni, un leader del centrodestra diverso da sè e spiega: "Nessun disagio. Era logico e naturale che andasse a Palazzo Chigi il leader del partito che ha ottenuto più voti di quelli di Forza Italia e della Lega messi insieme. D'altra parte avevo già detto più volte che Giorgia Meloni aveva tutti i requisiti per guidare il governo". Meloni, aggiunge, ha avuto questo successo "perché rappresenta il nuovo ed è stata molto brava nelle sue apparizioni televisive". "Se stop armi e aiuti Zelensky tratterebbe" Nel libro di Vespa, in uscita il 4 novembre, il presidente di Forza Italia affronta anche il nodo Ucraina e, sull'ipotesi di arrivare a una trattativa di pace nel conflitto, risponde: "Forse: solo se a un certo punto l'Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l'Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa". [sv slug="seguici"]
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