Nino D'Angelo
Nino D'Angelo

Con il countdown per Sanremo 2025 già partito, le polemiche non tardano ad arrivare. Tra le voci più forti del panorama musicale, c'è quella di Nino D'Angelo, l’ex caschetto biondo che negli anni ‘80 ha conquistato il cuore di migliaia di fan con la sua musica e il suo stile unico. Ora, a distanza di decenni, l’artista napoletano si prepara a rimettersi in gioco, ma non senza sollevare importanti critiche all’industria musicale e al Festival di Sanremo.

Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, D'Angelo ha espresso il suo disappunto nei confronti di un sistema che sembra favorire sempre gli stessi artisti. Secondo lui, l’industria musicale italiana è dominata da un sistema oligarchico che condiziona le scelte artistiche, facendo emergere solo determinati nomi a scapito di tanti altri.

La "massoneria" della musica: la lobby delle case discografiche

Nino D'Angelo non ha esitato a definire questo sistema come una vera e propria "massoneria della musica". Per lui, infatti, la creazione e la promozione dei successi musicali è nelle mani di poche e potenti case discografiche che, insieme alle radio e alle agenzie di artisti, decidono chi ha il diritto di emergere. L’artista napoletano ha sollevato il problema del potere concentrato in poche mani, accusando anche le piattaforme social e le visualizzazioni acquistate di avere un'influenza sproporzionata sulle carriere musicali.

«Ci sono quattro o cinque case discografiche che ancora sono vive e potenti, che controllano tutto – ha spiegato D'Angelo. – Poi ci sono le radio, sempre più influenti, e le agenzie che decidono la carriera degli artisti». Inoltre, secondo D'Angelo, molti dei cosiddetti "successi" musicali sono frutto di strategie di marketing che favoriscono gli artisti già affermati, a discapito di chi potrebbe avere talento ma non appartiene ai cerchi ristretti del sistema.

L'autotune e il playback: il degrado della musica secondo D'Angelo

Una delle accuse più forti di Nino D'Angelo riguarda l'uso dell’autotune e del playback nelle esibizioni live, soprattutto nei grandi eventi musicali. Per lui, l'autotune è diventato un vero e proprio "miracolo tecnologico" che consente a cantanti con scarse doti vocali di sembrare perfetti. «L'autotune fa miracoli, toglierlo sarebbe un disastro – ha affermato. – Ma questa è la realtà che ci viene imposta, dove la voce e la canzone contano sempre meno».

D'Angelo non ha nascosto il suo disprezzo verso il fatto che gli artisti oggi si esibiscono più per il numero di like e visualizzazioni che per il valore della loro musica. La qualità del brano, secondo lui, è ormai irrilevante, e ciò che conta sono i numeri virtuali che ogni artista riesce a raggiungere su Internet.

Il futuro di Nino D'Angelo: «Voglio cantare, ne ho bisogno»

Nonostante le sue critiche al sistema, Nino D'Angelo ha le idee molto chiare sul suo futuro. «Il cantante napoletano è scritto sulla mia carta d’identità», ha detto con fermezza. «Voglio cantare, ne ho bisogno, come respirare». Questo è il suo obiettivo principale per i prossimi anni: continuare a cantare, esprimere la sua arte e tornare a essere una voce importante nel panorama musicale italiano.

Con queste parole, D'Angelo ha ribadito la sua passione per la musica, un amore che non è mai svanito, nonostante i cambiamenti dell'industria e le difficoltà del settore. E, sebbene critico nei confronti di Sanremo e del mondo musicale in generale, l'artista non intende arrendersi. Il suo desiderio di cantare e di far sentire la sua voce resta più forte che mai, come dimostra la sua preparazione per una nuova carriera.

In un'era dominata dalla tecnologia e dal marketing, Nino D'Angelo non smette di lottare per una musica che possa tornare a essere più autentica e vera, lontana dalle logiche di mercato che oggi influenzano il successo degli artisti.

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