SECONDIGLIANO. Ancora un grave fatto violento all'interno delle carceri campane, segnatamente nella struttura detentiva di Secondigliano, che avrebbe avuto conseguenze peggiori se l'intervento degli agenti di Polizia Penitenziaria non fosse stato tempestivo.

Secondigliano - La denuncia è di Tiziana Guacci

Segretario regionale per la Campania del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), che ricostruisce quel che è avvenuto oggi: "Un detenuto del circuito Alta sicurezza - spiega - attualmente ristretto nel reparto accettazione, ha incendiato la cella dove era ubicato. Alcune unità di Polizia Penitenziaria sono prontamente intervenute per spegnere l'incendio e portare fuori dalla cella l'uomo e gli altri detenuti, visto che si era già propagato del denso fumo nero. I detenuti sono stati precauzionalmente trasferiti nei cortili passeggi. Al termine, alcuni poliziotti sono ricorsi alle cure dei sanitari per intossicazione".

Poco dopo, un altro detenuto

Di nazionalità polacca e con problemi psichiatrici, ha distrutto ed incendiato anch'egli la sua cella al Reparto Sai (Servizio di assistenza intensificato che assicura assistenza sanitaria a detenuti. Anch'egli è stato salvato dal provvidenziale intervento degli agenti, evidenzia il Sappe.

Secondigliano - Il segretario generale del Sappe Donato Capece esprime

"Solidarietà ai poliziotti di Secondigliano. Urgono interventi concreti da parte dell'Amministrazione Penitenziaria regionale a tutela del personale che lavora nelle carceri italiane, della Campania e in particolare a Secondigliano". Da qui l'appello del Sappe al ministero della Giustizia per solleciti interventi per il reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Secondigliano. (ANSA). 

CAMPANIA. Si chiamava Roberto Bembo e aveva solo 21 anni. Una vita davanti a sé messa a dura prova la notte di Capodanno e stroncata definitivamente nelle scorse ore.

Se ne è andato così dopo undici giorni di agonia.

Roberto Bembo

Accoltellato la mattina di Capodanno nel parcheggio di un bar in via Nazionale Torrette a Mercogliano. Esaurito il periodo di osservazione di sei ore, previsto dai protocolli, il collegio medico dell’Unità di rianimazione dell’ospedale “Moscati” ha accertato la morte cerebrale del giovane.

I fatti

Come riporta Internapoli, svolgeva servizio civile preso il comune di Mercogliano e dei suoi genitori, che risiedono ad Avellino.

Dopo aver combattuto per undici giorni, Roberto non ha retto alle ferite riportate nella rissa, esplosa per futili motivi di parcheggio.

Tre coltellate alla schiena, all’addome e al collo infertegli da Nico Iannuzzi, 23 anni, di Avellino, dopo i colpi al volto con un tirapugni da parte di Luca Sciarrillo, anch’egli 23enne.

Secondo quanto si apprende stesso quella sera i due giovani si costituirono agli agenti della Squadra Mobile di Avellino e subito dopo sono stati portati in carcere. Ora l'accusa è di omicidio. Presente alla rissa anche Daniele Sciarrillo, 30 anni, fratello di Luca. Resta da chiarire la sua posizione in quanto stesso quella sera fu trovato in possesso di sostanze stupefacenti e posto agli arresti domiciliari. Per lui l'accusa è di  concorso in tentato omicidio. (Internapoli)

[sv slug="seguici"]

Tortoreto in lacrime per Renato Di Remigio: addio a un giovane papà
Napoli-Juve, ok trasferta. Piantedosi: "Massima severità”. Viminale: "Rafforzati controlli”