L’ultima proposta – raccontano fonti qualificate – è prorogare lo stato di emergenza al 31 ottobre anziché a fine anno. Il governo, come ha già anticipato il premier Giuseppe Conte, è intenzionato a ampliare le misure eccezionali per la lotta al Coronavirus.
Già in settimana potrebbe arrivare una delibera ad hoc in Consiglio dei ministri, accompagnata anche da un decreto legge utile per fare ordine fra le varie scadenze fissate nel corso di questi mesi.
E' solo un ipotesi del governo
Nessuna decisione è stata ancora presa, sottolineano diverse fonti, ma è possibile che si decida di procedere in modo graduale. Scegliere una scadenza più ravvicinata avrebbe però lo svantaggio - è il ragionamento - di rendere più incerto il destino degli interventi a favore di famiglie e imprese.
Intanto, martedì il governo approverà un nuovo dpcm per confermare il pacchetto di misure che scadono il 14 luglio (dalla stretta della movida ai voli) fino a fine mese. Sono misure necessarie per evitare che il Covid torni a diffondersi pericolosamente.
A riferire in Parlamento quasi in contemporanea le decisioni adottate dall'Esecutivo sarà il ministro Roberto Speranza. Il titolare della Salute si presenterà martedì sera in Aula a Montecitorio (la volta precedente era stato in Senato) e illustrerà il provvedimento.
Da qui, si partirà. E da qui, cominceranno le trattative, o forse, lo scontro tra maggioranza e opposizione. Uno scontro che ieri ha portato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati a sottolineare che proprio da martedì, con l’intervento del ministro Speranza, «inizi una nuova democrazia, perché in Parlamento siamo gli invisibili della Costituzione».
L'intervista al ministro Boccia
Tanti elettori di centrodestra “sanno che la proroga dello Stato d’emergenza è un atto dovuto proposto dal Governo che ha messo in sicurezza sanitaria il Paese. Così come ci sono tanti amministratori e governatori di centrodestra che comprendono benissimo i meccanismi di governo della cosa pubblica.
Lo stato di emergenza è la nostra Arca di Noè”. Lo dice in un’intervista al Messaggero il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Quest'ultimo torna sulle misure adottate negli ultimi mesi, come il lockdown per tutt’Italia, nonostante la differenza nel numero di contagi fra nord e sud.
“Morti italiani anche al Sud”
“Sono morti italiani anche al Sud, anche se i numeri sono stati diversi – spiega. Ci siamo basati sulle valutazioni del comitato tecnico-scientifico, sui rischi potenziali e ci siamo assunti le responsabilità”.
Oggi “è diverso, ci sono strumenti e conoscenze e lo prevede già la legge in vigore che sarà possibile circoscrivere i territori in caso di crisi improvvise”. L’Italia è “un modello nel mondo sulla protezione della salute e della vita.
Fino a quando il Covid19 sarà in circolazione potranno sempre servire misure eccezionali per lavoratori, imprese, sanità, scuola e per ogni comparto su cui governo, regioni ed enti locali sono chiamati a dare risposte quotidiane. Ho fiducia nel senso di responsabilità dell’opposizione”.
Dalla riapertura delle regioni del 3 giugno scorso l’uso dei decreti ministeriali “è stato ridotto quasi a zero – ricorda Boccia – Il numero dei Dpcm è stato intenso solo nelle settimane più drammatiche del lockdown quando era necessario assumere decisioni immediate e per tutelare la vita. Fonte: La Stampa/Rai
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