alessia neboso

La clinica Gianturco di Napoli è stata posta sotto sequestro e il chirurgo Silvio Smeraglia è stato interdetto dalla professione medica, dopo la morte di Alessia Neboso, avvenuta a settembre 2023 in seguito a un intervento di chirurgia estetica al seno. Il pm Giuseppe Tittaferrante, che ha richiesto il sequestro, ha esteso l’indagine anche ad alcuni componenti dello staff medico della clinica. L'inchiesta, riporta Il Mattino, è per omicidio colposo, con Smeraglia che dovrà difendersi insieme a Veridiana di Pietro, autrice dell’intervento, e all’anestesista Luigi Mascolo. Alessia, estetista di professione, è deceduta il 20 settembre al pronto soccorso della Casa di Cura Villa dei Fiori ad Acerra, una settimana dopo l’intervento.

La tragedia di Alessia Neboso

Alessia Neboso si era sottoposta all'intervento chirurgico l’11 settembre e fino al 18 non aveva mostrato segni di complicazioni. Tuttavia, i primi malesseri sono apparsi la sera del 18 e sono peggiorati rapidamente. Il 20 settembre, la giovane è stata portata d'urgenza in clinica in condizioni critiche, ma è deceduta a causa di un arresto cardiaco. Secondo l’accusa, Smeraglia, il cui nome era indicato nella scheda clinica come medico responsabile, non avrebbe mai visitato la ragazza e avrebbe minimizzato i suoi sintomi in un messaggio, parlando di un semplice stato influenzale. I risultati dell’autopsia indicano che Alessia sarebbe morta a causa di un’infezione da stafilococco, presumibilmente contratta durante l’intervento per via della mancata sanificazione degli strumenti e dei locali.

L'accusa di falso e l'inchiesta sull'abuso di professione

Oltre all’omicidio colposo, Smeraglia e Di Pietro sono accusati anche di falso, in relazione alla scheda operatoria che attestava la presenza di Smeraglia durante l'intervento, sebbene egli non vi abbia partecipato. Un'altra accusa, quella di esercizio abusivo della professione, pende su un personal coach del benessere, identificato con le iniziali M.C., che avrebbe fornito consigli post-intervento alla paziente senza avere alcuna qualifica medica. Invece di indirizzare la paziente a un medico, avrebbe suggerito l’uso di Aulin per placare i sintomi, rassicurandola in modo inappropriato.

La difesa del chirurgo

L’avvocato di Smeraglia, Michele Sarno, ha dichiarato che il giorno dell’intervento la clinica aveva provveduto alla sanificazione degli strumenti e dei locali, presentando la relativa documentazione a supporto. Sarno ha inoltre ribadito che Smeraglia non ha partecipato all’operazione e che il documento che attesta la sua presenza in sala operatoria sarebbe stato redatto da altri, senza il suo coinvolgimento. Quando il chirurgo è venuto a conoscenza del peggioramento delle condizioni di Alessia, l'ha immediatamente trasferita presso una struttura adeguata.

L’inchiesta ha portato alla luce un caso simile risalente al 2022, quando un’altra paziente, Maria Rosaria, è stata salvata in extremis dopo aver subito un intervento di chirurgia estetica nella stessa clinica. Anche in quel caso, le condizioni della paziente erano state inizialmente attribuite a una semplice influenza, anziché a un’infezione batterica, probabilmente per evitare danni alla reputazione della struttura.

La morte di Alessia Neboso ha aperto un’indagine che getta ombre sull'operato della clinica Gianturco e del suo staff medico. Oltre alle responsabilità per omicidio colposo, emergono anche preoccupanti dettagli sulla gestione delle procedure mediche e delle cure post-operatorie.

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