Il reddito di cittadinanza è una misura che dopo la legge di Bilancio del governo Meloni ne uscirà profondamente modificata. Infatti cambierà radicalmente il meccanismo di fruizione nel prossimo anno, il 2023.

Reddito di cittadinanza, le novità che arriveranno a settembre 2023 e cosa cambia per i beneficiari

Le regole relative al reddito di cittadinanza escono profondamente modificate della nuova legge di Bilancio. E tra l’altro sempre la manovra finanziaria del governo Meloni mette già nero su bianco quale è l’obiettivo finale che il governo ha deciso di intraprendere sempre in relazione al sussidio.

 Nella legge di Bilancio c’è scritto a chiare lettere che, tutto quanto previsto dal decreto numero 4 del 2019, naturalmente per quanto riguarda nello specifico la misura anti povertà, a decorrere dal primo gennaio 2024 perderà qualsiasi suo effetto. Tradotto in termini pratici a decorrere dal primo gennaio 2024 il reddito di cittadinanza non ci sarà più attivo e la misura sarà cancellata.

Sparisce il sussidio quindi e con esso, tutto ciò che ha rappresentato in questi anni. Si attendono però nel corso dell’anno 2023 novità al riguardo. Tra l'altro si inizia già a parlare di reddito sussistenza, una nuova misura che rispetto al reddito di cittadinanza dovrebbe riguardare famiglie che hanno determinate problematiche e che sarà sicuramente meno largo come platea rispetto al reddito di cittadinanza attuale.

Le novità 2023 per il reddito di cittadinanza

Tornando alle cose attuali e quindi alle misure di oggi, il reddito di cittadinanza dal primo gennaio 2019 si accorcerà come durata. Naturalmente non per tutti, ma per un discreto numero di attuali beneficiari o di nuovi potenziali richiedenti.

Per poter percepire il reddito di cittadinanza come prima e senza intoppi, le famiglie devono avere al loro interno o soggetti con età superiore ai 60 anni, o figli minori bisognosi di assistenza o soggetti con determinate invalidità.

Il reddito di cittadinanza per tutto il 2023 sarà percepito come prima, sempre rispettando però i requisiti prescritti e rientrando nei parametri ISEE prestabiliti.

 In pratica dove il nucleo familiare è composto da persone attivabili al lavoro, la durata scende ad otto mesi. Ed a settembre per loro c’è il concreto rischio che il sussidio venga bloccato.

Controlli a tappeto e Comuni che assumono più importanza subito in attesa del reddito di sussistenza

Probabilmente da settembre stop al sussidio per le famiglie dove ci sono soggetti abili al lavoro. Una condizione questa che apre a delle pratiche che probabilmente possono ritornare a far parlare l’opinione pubblica di furbetti.

Tra l’altro il ruolo dei Comuni dovrebbe diventare sempre più importante, soprattutto nella fase di controllo anche perché diventeranno l’Ente gestore ed erogatore del futuro reddito di sussistenza, sempre che la misura veda i natali dopo la chiusura dell’esperienza col reddito di cittadinanza. In pratica l’INPS dovrebbe uscire fuori dall’erogazione e dalla valutazione di questi strumenti assistenziali e questi oneri dovrebbero passare a carico di questi enti locali che sono più vicini ai richiedenti.

I nuovi obblighi per i beneficiari del reddito di cittadinanza

Norme anti furbetti, controlli più profondi e regole anti fannulloni sono ciò che il governo ha deciso di adottare nei confronti di una misura che resterà con le solite problematiche di politiche attive sul lavoro.

 In arrivo nuovi obblighi per i beneficiari del sussidio, a partire dai 6 mesi di corsi di formazione obbligatori da svolgere per i soggetti occupabili. E come per le offerte congrue di lavoro che al primo rifiuto dovrebbero portare alla decadenza dal beneficio, così la mancata frequentazione di un corso di formazione dovrebbe portare allo stesso risultato.

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