Ordinanza Campania, "Abbiamo paura di non farcela, De Luca riapri le scuole"
Ordinanza Campania, situazione scuole: “Siamo bambini, ragazze, genitori, insegnanti, cittadine. Siamo tanti e siamo per tante cose. Ma non siamo “Genitori no Dad”.
Non vogliono essere definiti "no Dad" i genitori che, con una lunga nota indirizzata al Prefetto di Benevento, chiedono il ritorno in classe degli alunni.
C'è molto di più dietro la richiesta del comitato beneventano dei Meno Uguali, il collettivo Mamme Rana e il comitato Genitori per la Scuola. Sono arrivati al limite e con questa lettera, che ne pubblichiamo una parte, vogliono tentare il tutto per tutto.
Ordinanza Campania, "Abbiamo paura di non farcela, De Luca riapri le scuole" la lettera
“Abbiamo appreso con crescente sgomento la tragedia del Covid 19. Abbiamo trattenuto il fiato a lungo mentre si cominciavano a contare le vittime.
Siamo stati solleciti e responsabili, nel rinchiuderci in casa, per ricacciare indietro quella orribile minaccia.
Quando la prima ondata ha preso ad allentare la sua portata, abbiamo continuato a pazientare per un ritorno alla “normalità.
Abbiamo continuato a resistere, a stringere i denti per sopportare la perdita dell’essenzialità dell’esistenza: la relazione sociale, la condivisione.
Ordinanza Campania, "Abbiamo paura di non farcela, De Luca riapri le scuole" Le scuole dovevano ripartire, poi...
Dovevamo mantenerci pazienti. E siamo stati pazienti, abbiamo continuato ad inghiottire la nostra incredulità, abbiamo continuato a pazientare fiduciosi che arrivasse il nostro turno: arrivasse il tempo dei bambini, dei giovani, il tempo dei non-ancora-elettori.
Abbiamo cominciato ad accusare le prime crepe dinnanzi alle oltraggiose immagini delle discoteche zeppe di irresponsabili assembramenti, indifferenti, e sbeffeggianti i nostri sacrifici e le migliaia di corpi a terra, ancora caldi.
Le brecce cominciavano a profilarsi, ma non ancora era il tempo che la diga della nostra pazienza smettesse di contenere una rabbia montante per l’insulto alla vita, alle vite delle nostre figlie e dei nostri figli.
Abbiamo quindi stretto i pugni, e continuato ad ingoiare le Città Spettacolo, così come il teatrino elettorale: il Covid, allora -quando la scuola veniva posticipata per la competizione elettorale, non era una minaccia per la politica regionale e locale.
Il giorno dopo il responso elettorale, il Covid tornava ad essere d’un tratto una minaccia incombente che doveva essere ora prontamente arginata.
A Benevento si posticipava l’apertura della scuola, già posticipata nell’intera regione per consentire il gioco elettorale. L’argine sarebbe stato ancora una volta i bambini, i ragazzi, i non-ancora-elettori.
Comincia la scuola, la fatica farraginosa e impaurita delle nuove regole, le tensioni, la collaborazione, le perplessità, le diffidenze.
Dodici giorni, dodici miserrimi, infinitesimali, giorni di scuola. Senza un risconto scientifico, statistico, del suo impatto sull’epidemia, senza alcuna evidenza, spiegazione, la Scuola viene chiusa prima di ogni altra cosa.
L’ennesimo schiaffo, insulto, oltraggio alla vita della nostra vita: alle nostre figlie e ai nostri figli e alle nostre più o meno faticose esistenze.
La pazienza appare sfibrarsi! La diga continua a creparsi dalle viscere. Scricchiola sempre più.
E’ necessario avere chiarezza, verità e buon senso, anche al fine di porre fine ad attacchi gratuiti, volgari, violenti ed addirittura misogini contro genitori e genitrici.