sergio mattarella

ROMA – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la cosiddetta “legge Morandi”, il provvedimento che riconosce benefici economici ai familiari delle vittime di crolli di infrastrutture stradali e autostradali di rilievo nazionale. Ma la firma è stata accompagnata da una lunga e dettagliata lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella quale il Capo dello Stato esprime rilevanti perplessità giuridiche e costituzionali.

La firma con riserva

Mattarella definisce il provvedimento «una significativa manifestazione di solidarietà» nei confronti delle famiglie colpite da eventi tragici come il crollo del Ponte Morandi. Tuttavia, nella sua analisi emergono criticità legate al principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione, che – secondo il Quirinale – vengono violate in vari passaggi della legge.

I punti critici evidenziati da Mattarella

Discriminazione tra infrastrutture – La legge limita i benefici solo alle vittime di crolli di infrastrutture di rilievo nazionale, escludendo chi ha perso la vita per il cedimento di altre strutture come scuole, ospedali, teatri, stadi. Una scelta che, secondo il Capo dello Stato, lede il principio di eguaglianza.

Esclusione dei figli da unioni civili o convivenze – La norma, nel definire i beneficiari, non menziona espressamente i figli nati da unioni civili o convivenze, aprendo alla possibilità di una discriminazione tra figli di serie A e di serie B. Mattarella chiede di chiarire esplicitamente che tutti i figli devono avere uguale accesso ai risarcimenti.

Penalizzazione dei partner delle unioni civili – La persona convivente stabilmente o l’unione civile sono posizionati solo al terzo posto nell’ordine di priorità per l’elargizione dei benefici, dopo coniuge e figli. Il Capo dello Stato ricorda che la giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto il pieno valore delle unioni civili e convivenze di fatto, e tale distinzione risulta incostituzionale.

Esclusione del convivente in assenza di figli – Ancora più grave, secondo Mattarella, è che il convivente venga equiparato al coniuge solo se ci sono figli minori, escludendolo in caso contrario. Una limitazione giudicata priva di ragionevolezza e in contrasto con l’orientamento della Corte Costituzionale.

Deleghe troppo ampie al Governo – L’articolo 4 della legge, che rimanda a norme secondarie l’individuazione delle vittime e dei criteri di accesso ai benefici, è considerato inadeguato, poiché delega eccessivo potere a regolamenti futuri senza un sufficiente quadro normativo.

Appello al Parlamento

«Invito il Parlamento e il Governo a considerare con attenzione i rilievi espressi e a valutare interventi correttivi», conclude il Presidente. La legge è finanziata con 7,1 milioni per il 2025 e 1,6 milioni dal 2026, ma proprio questa limitazione delle risorse, secondo il Quirinale, potrebbe acuire le iniquità già evidenziate.

Il messaggio del Presidente è chiaro: la solidarietà non può e non deve essere selettiva. Serve una normativa più equa, rispettosa dei diritti di tutte le famiglie, indipendentemente dallo stato civile dei loro componenti.

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