La Legge di Bilancio 2025 è ancora in fase di definizione, con trattative che continueranno fino al 31 dicembre. Uno dei punti centrali e non negoziabili riguarda la tassazione delle criptovalute, con l’ipotesi di un aumento significativo delle ritenute sulle plusvalenze derivanti da bitcoin e altre cripto. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha infatti annunciato che l'aliquota sulle plusvalenze potrebbe salire dal 26% al 42%, quasi raddoppiando l’attuale tassazione.

La tassazione attuale delle criptovalute

Nel 2024 è stata introdotta una tassazione del 26% sulle plusvalenze superiori a 2.000 euro derivanti dalle criptovalute. L’aliquota non si applica al possesso delle cripto stesse, ma ai guadagni generati dalle transazioni, come la vendita di bitcoin o altre criptovalute. Questo significa che chi ottiene profitti dalle proprie operazioni in cripto è tenuto a pagare una ritenuta fiscale sui guadagni.

Secondo la nuova proposta della Legge di Bilancio 2025, questa tassazione potrebbe aumentare sensibilmente, passando dal 26% al 42%, come specificato dal viceministro Leo. Un cambiamento che avrebbe un impatto significativo sia sui piccoli investitori che sulle grandi aziende che operano nel settore delle criptovalute.

L’impatto del possibile aumento delle ritenute

Per comprendere l’impatto di questo aumento, è utile fare un esempio concreto. Se oggi un investitore acquista bitcoin per un valore di 10.000 euro, e il valore di mercato sale a 20.000 euro, otterrà una plusvalenza di 10.000 euro. Attualmente, su questo guadagno dovrebbe pagare 2.600 euro di tasse, pari al 26%. Se la nuova manovra dovesse essere approvata, lo stesso investitore sarebbe tenuto a pagare 4.200 euro, ossia il 42% del guadagno, quasi il doppio rispetto all’attuale tassazione.

Questo aumento potrebbe scoraggiare molti investitori dal realizzare plusvalenze o vendere criptovalute, preferendo mantenere le proprie risorse digitali piuttosto che affrontare una tassazione così elevata.

Le critiche del settore delle criptovalute

La proposta di aumento della tassazione non è stata accolta positivamente dagli operatori del settore. Marco Amadori, co-fondatore di bmanity, una società che sviluppa prodotti per la gestione dei bitcoin, ha espresso un parere molto critico. Amadori ha dichiarato: “Non penso che sia incompetenza. Penso che sia proprio una scelta miope. Stanno punendo un fenomeno che è in crescita”.

Secondo Amadori, il rischio principale è che questa misura possa soffocare lo sviluppo del mercato delle criptovalute in Italia. Gli investitori, spaventati dalla nuova aliquota, potrebbero decidere di non realizzare i propri guadagni, preferendo trattenere i loro bitcoin o spostare i propri capitali all’estero, dove la tassazione è più favorevole.

H2: L’impatto sulle aziende che operano nel settore

Le preoccupazioni di Amadori non riguardano solo i piccoli investitori, ma anche le aziende che lavorano con le criptovalute. Se l’aumento della tassazione venisse approvato, molte imprese potrebbero considerare di spostare le proprie attività fuori dall’Italia, in paesi dove il contesto fiscale è più vantaggioso. “Chi rimarrà in Italia a lavorare con le cripto?”, si chiede Amadori, sottolineando come la manovra rischi di mettere in difficoltà un settore già fragile e in crescita.

Il rischio di una “fuga di capitali” è uno degli effetti collaterali più temuti dell'aumento della tassazione. Se gli investitori e le aziende decidessero di trasferire le proprie attività all’estero, il governo non solo rischierebbe di non raggiungere l'obiettivo di aumentare il gettito fiscale, ma potrebbe anche perdere una parte significativa del mercato delle criptovalute, che negli ultimi anni ha mostrato un forte potenziale di crescita.

Secondo gli esperti del settore, un aumento così drastico delle tasse potrebbe rendere l’Italia meno competitiva rispetto ad altri paesi europei e non, favorendo una migrazione di talenti e capitali verso mercati più accoglienti.

La proposta di aumentare la tassazione sulle criptovalute è ancora in fase di discussione, ma sembra essere uno dei punti fermi della prossima Legge di Bilancio. Il governo italiano ha più volte ribadito la necessità di contrastare l'evasione fiscale e di raccogliere maggiori entrate per finanziare le sue politiche economiche, e l'aumento della tassazione sulle criptovalute è visto come un passo in questa direzione.

Tuttavia, rimane da vedere se le critiche sollevate dagli operatori del settore e dai rappresentanti delle imprese porteranno a un ripensamento della misura o a un eventuale aggiustamento dell’aliquota proposta.

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