ambulanza in pronto soccorso
Antonio Del Prete morto nel 2013

Una diagnosi errata e la mancanza di esami approfonditi sono costati la vita ad Antonio Del Prete, 48enne di Frattamaggiore, morto il 5 maggio 2013 per una peritonite non diagnosticata in tempo. Dopo oltre un decennio di battaglie legali, il Tribunale di Napoli Nord ha stabilito che la Asl Napoli 2 Nord dovrà risarcire i sei fratelli della vittima con una somma complessiva di 350mila euro, riconoscendo gravi responsabilità mediche nella gestione del caso.

La prima visita in ospedale: diagnosi di lombalgia

La sera del 4 maggio 2013, Antonio Del Prete si recò al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore per forti dolori addominali. I medici di turno effettuarono un controllo superficiale basato sulla sola palpazione dell'addome, senza prescrivere alcun esame diagnostico approfondito.

Secondo il personale sanitario, i sintomi erano riconducibili a una semplice lombalgia. Nonostante le insistenze della famiglia per eseguire ulteriori accertamenti, Antonio fu dimesso intorno alle 23:40 con l'indicazione di consultare un ortopedico e il proprio medico curante nei giorni successivi.

Il peggioramento e il ricovero d'urgenza: la scoperta della peritonite

Dopo essere tornato a casa, la situazione di Antonio peggiorò drasticamente. Il dolore divenne insopportabile e nel pomeriggio del 5 maggio ebbe un collasso. I familiari chiamarono immediatamente il 118 e l’uomo venne nuovamente trasportato in ospedale.

Questa volta i medici eseguirono esami diagnostici approfonditi, tra cui analisi del sangue, ecografia addominale e radiografie. I risultati furono allarmanti: il paziente presentava una perforazione intestinale con versamento addominale, segno di una peritonite in fase avanzata.

Antonio fu ricoverato d'urgenza nel reparto di chirurgia con diagnosi di "colica addominale con perforazione intestinale e versamento addominale". I medici prepararono un intervento per salvargli la vita, ma durante la fase di anestesia il suo quadro clinico peggiorò rapidamente. Alle 19:30 sopraggiunse un arresto cardiocircolatorio che risultò fatale. Poco dopo i sanitari dichiararono il decesso.

La battaglia legale e la sentenza

Dopo la tragica scomparsa di Antonio, i familiari sporsero denuncia ai carabinieri, avviando una lunga battaglia giudiziaria conclusasi solo recentemente con la sentenza del Tribunale di Napoli Nord, emessa dal giudice Alfredo Maffei.

La corte ha accolto le conclusioni dei periti incaricati da Olmo Studio, con gli avvocati Luciano Palermo e Angelo Scarano che hanno seguito il caso per conto della famiglia Del Prete. La perizia ha evidenziato come la mancata diagnosi iniziale sia stata la causa diretta del peggioramento delle condizioni del paziente e del suo decesso.

"Bastavano dieci minuti per cambiare la storia - ha sottolineato il giudice Maffei - il tempo necessario per eseguire un’ecografia, esame diagnostico imprescindibile per individuare una peritonite in fase iniziale". Se il test fosse stato effettuato, Antonio avrebbe potuto essere sottoposto tempestivamente a un intervento chirurgico, con alte probabilità di sopravvivenza.

La reazione della famiglia

“Dopo tanti anni vediamo finalmente riconosciuto il nostro diritto - hanno dichiarato i fratelli Del Prete - Antonio aveva tutta la vita davanti e quel giorno al pronto soccorso è stato trattato con superficialità. Gli errori commessi ci hanno portato via nostro fratello. La sentenza non ce lo restituirà, ma almeno è stata fatta giustizia”.

Anche l’avvocato Luciano Palermo ha espresso soddisfazione per il verdetto: “I casi di malasanità devono essere denunciati e approfonditi. Tacere di fronte a ingiustizie simili, che causano lutti e distruggono famiglie, non aiuta a migliorare la sanità pubblica. È essenziale che il sistema sanitario impari dai propri errori per evitare tragedie simili in futuro”.

La vicenda di Antonio Del Prete è un triste esempio di malasanità, dove una diagnosi errata ha portato alla perdita di una vita. La sentenza rappresenta un segnale importante per il riconoscimento della responsabilità medica e per la necessità di migliorare il sistema sanitario, affinché tragedie del genere non si ripetano mai più.

Tragedia sul lavoro, resta schiacciato dalla cabina del camion: morto Thomas Gobbi
De Luca: "A Napoli la sofferenza umana non è un concetto letterario, ma una condizione di vita"