REDDITO DI CITTADINANZA. L’arrivo del nuovo governo a guida Giorgia Meloni potrebbe significare un cambiamento per il reddito di cittadinanza.

Il nuovo governo, per motivi oggettivi legati ai tempi della sua nomina, potrebbe decidere di lasciare attivo il reddito di cittadinanza anche per il 2023 apportando solo alcune modifiche “accessorie”, ma di facile attuazione, da introdurre nella prossima legge di bilancio che deve essere tassativamente approvata entro il 31 dicembre di quest’anno.

La prima modifica

Potrebbe riguardare il rifiuto delle offerte di lavoro, le quali potrebbero passare da due a una: rifiutata la prima offerta di lavoro (ricevuta dai centri per l’impiego o da aziende private) non si potrà rifiutare la seconda pena l’esclusione dal sostegno al reddito.

La seconda modifica

Potrebbe riguardare un ulteriore rafforzamento dei meccanismi di controllo, allo scopo di ridurre al massimo le possibilità che possano percepire il sussidio anche coloro i quali non hanno i requisiti previsti dalla legge.

Dopo una potenziale modifica “soft” della normativa da introdurre nella prossima manovra economica, nel corso del 2023 il nuovo governo avrebbe tutto il tempo per riformulare o addirittura abolire il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza.

Anche se si resta nel campo delle ipotesi e non c’è ancora alcuna proposta concreta, secondo le prime ricostruzioni il nuovo governo nel corso del prossimo anno potrebbe procedere a un graduale depotenziamento del reddito di cittadinanza, garantendo sussidi a chi è disoccupato.

In particolare, il reddito di cittadinanza potrebbe essere sostituito con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive del lavoro. Quanto appena scritto lo si evince dal programma elettorale del centrodestra presentato prima delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre.

L’eventuale abolizione del reddito di cittadinanza, tuttavia, non dovrebbe lasciare un vuoto riportando la situazione della povertà in Italia alle condizioni precedenti.

Il RdC

Sostituito da un nuovo strumento normativo che tuteli i soggetti privi di reddito, le persone effettivamente fragili, quelle impossibilitate a lavorare o i difficilmente occupabili. Si pensi ai disabili, agli over 60, i nuclei familiari con minori a carico e in situazioni economiche difficili.

Chi è abile al lavoro, dunque, potrebbe essere chiamato a passare attraverso politiche attive di reinserimento al lavoro tra cui percorsi di formazione specifici per apprendere un mestiere.

Se queste sono al momento le ipotesi di modifica del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza, vediamo cosa prevede la normativa in vigore in questo momento. (Fintastico)

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