Napoli alla deriva. Anche bar storici come il Ciottolo si è visto costretto ad abbassare la serranda. E il famigerato Gambrinus rischia grosso. La crisi del commercio innescata dal Covid-19 colpisce anche “Il Ciottolo”, nota cornetteria di via Marina a Napoli, nonché luogo di ritrovo di centinaia di ragazzi. A comunicarlo è lo stesso titolare, Gino Bergamé, attraverso un post su Facebook.
Chiude “Il Ciottolo”: 27 famiglie in cassa integrazione
“Arriva il momento – scrive l’imprenditore -, anche Il Ciottolo abbassa le serrande…mettendo in cassa integrazione 27 famiglie! La riapertura e da destinarsi, finché non ci sarà qualche decreto che ci mette in condizione di ritornare a lavorare”.
Sono decine i negozi che in questi giorni stanno chiudendo i battenti.
Il crollo delle entrare, dovuto in parte anche ai nuovi limiti d’orario imposti dai provvedimenti anti-covid, ha ingenerato una spirale negativa che ha portato molte attività commerciali in default. E c’è anche chi, tra negozianti, ha deciso di chiudere prima dell’entrata in vigore dell’ultimo DPCM.
E’ quanto hanno fatto alcuni bar a Chiaia, danneggiati dal “coprifuoco” istituito dall’ordinanza regionale del governatore Vincenzo De Luca.(TeleclubItalia)
Napoli - Anche il Gambrinus non e la passa bene
Lo storico caffè napoletano a due passi da piazza del Plebiscito, attraversa un periodo di crisi economica, alimentata dalla mancanza di turisti.
“Il crollo del fatturato è dell’80% – spiega Antonio Sergio, comproprietario del bar insieme al fratello Arturo – di questo passo, entro un paio di mesi rischiamo di dover chiudere. Se continua così, noi non siamo più in grado di continuare“.
La situazione attuale, descritta con minuzia da Sergio, è allarmante: “Per la prima volta, da oggi, abbiamo 15 dipendenti in Cassa integrazione, su un personale di 45. Viviamo soprattutto di turismo, ma tra i nostri clienti ci sono anche i napoletani che fanno una passeggiata. Ora per strada non c’è nessuno”.
E ancora aggiunge Antonio Sergio:
“Sono d’accordo sull’adozione di misure anche drastiche da parte del Governo, ma servono sostegni economici reali, le spese restano le stesse. E intendo luce, acqua, gas, i fitti commerciali“.(Anteprima24)
Napoli - Edenlandia chiude i cancelli
“Non si capisce sulla base di quali evidenze scientifiche siano stati chiusi i parchi di divertimento – afferma Gianluca Vorzillo, amministratore unico della società – il parco si ritrova a chiudere di nuovo, dopo il già duro periodo di lockdown durante il quale il fatturato è stato zero e non è andata meglio da maggio a settembre a causa della politica di terrore che è stata adottata in questi mesi. In tutto questo periodo – prosegue – non abbiamo ricevuto alcun aiuto concreto da parte delle Istituzioni“.
Rabbia, quindi, per i lavoratori del parco divertimenti napoletano che hanno sperato di poter ripartire dopo il lungo lockdown di inizio anno. L’Edenlandia chiude nonostante abbia applicato tutte le precauzioni necessarie per l’ingresso in sicurezza e la gestione del flusso di persone, così come la realizzazione della ciclica sanificazione degli spazi.
“La domanda quindi è una sola, cosa hanno fatto il Governo e la Regione fino ad ora? – si chiede Vorzillo – La soluzione migliore, e probabilmente per loro la più facile, è quella di chiudere tutto indistintamente senza pensare alla ricaduta socio occupazionale e al disastro economico in una situazione già complicata“.
“Cinque mesi di chiacchiere” da parte di chi non è riuscito “a gestire un’emergenza sanitaria che si sta trasformando in un’ecatombe sotto tutto i punti di vista”.
Vorzillo, comunque, non si arrende e chiede un confronto alle autorità regionali “per andare in deroga e ottenere l’apertura del parco” e, in caso di rifiuto, annuncia battaglia: “qualora ciò non avvenisse saremo costretti, insieme ai dipendenti del parco, a scioperare, scendendo in piazza“.
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