Inchiesta Covid, il Tribunale dei Ministri archivia Conte e Speranza: la rabbia dei familiari delle vittime
INCHIESTA COVID. L'inchiesta di Bergamo sulla gestione del Covid, avviata nel 2020, ha concluso definitivamente le posizioni dell'ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dell'ex Ministro della Salute, Roberto Speranza. La Procura ha dichiarato che manca la prova che 57 persone siano decedute a causa della mancanza della zona rossa.
Il caso si è originato dalle presunte anomalie nella gestione dei pazienti all'ospedale di Alzano Lombardo durante l'epidemia. L'obiettivo era accertare se l'assenza della zona rossa abbia contribuito alla diffusione del virus. Tra gli indagati figuravano Conte e Speranza, le cui posizioni sono state definitivamente archiviate.
Inchiesta Covid - Le motivazioni del Tribunale
Hanno portato all'archiviazione delle posizioni degli ex leader politici. Il Tribunale ha sottolineato che le omissioni e i ritardi descritti riguardano attività amministrative, non rientranti nelle funzioni ministeriali di Conte e Speranza.
Secondo il Tribunale, il Ministro della Salute non aveva alcuna ingerenza nell'amministrazione attiva, che era di competenza del Segretario generale del Ministero della Salute e delle Direzioni generali. Non è emersa alcuna prova di interferenza da parte del Ministro nelle azioni di sorveglianza epidemiologica, sanità pubblica, fornitura di dispositivi medici e risorse necessarie al contrasto della diffusione virale.
Il Tribunale
Ha inoltre stabilito che il reato di epidemia colposa non è configurabile in forma omissiva, poiché la norma si riferisce solo a chi diffonde volontariamente o per negligenza germi patogeni. La responsabilità per l'omessa prevenzione di un evento non è compatibile con la natura giuridica del reato di epidemia.
In merito alla mancata estensione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, il Tribunale ha affermato che manca la prova che le 57 persone indicate nell'imputazione rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che evitate con l'attivazione della zona rossa. Non risulta che Conte informato della situazione dei comuni prima del 2 marzo 2020, giorno in cui, secondo l'imputazione, avrebbe dovuto decidere sull'istituzione della zona rossa. Il Tribunale ha definito tale ipotesi come irragionevole.
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