Castellammare, prof picchiata dai genitori: «Abbiamo sentito gli audio. Erano inequivocabili»
Scuola sotto assedio: famiglie in protesta e accuse contro una docente per presunti comportamenti inappropriati
Tensione altissima presso il plesso scolastico Catello Salvati dell’Istituto Comprensivo 2 Panzini a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Giovedì scorso, una docente è stata aggredita da un gruppo di circa trenta genitori e parenti, in un episodio che ha lasciato il quartiere sotto shock. A rendere ancora più complesso il quadro, la necessità di garantire un rientro in sicurezza per gli alunni, avvenuto sotto la stretta vigilanza dei carabinieri. I genitori, visibilmente provati, hanno cercato di proteggere i bambini dall’assalto mediatico di giornalisti e operatori video presenti davanti ai cancelli della scuola.
All’esterno dell’istituto sono comparsi due striscioni emblematici: «Sì ai docenti, no alla direzione» e «Tutela per i nostri figli, solidarietà alle mamme», a testimoniare il clima di divisione e tensione. Le dinamiche dell’aggressione rimangono ancora poco chiare e si intrecciano con accuse controverse e ipotesi che coinvolgono elementi sociali delicati, come il peso della criminalità organizzata nel quartiere.
Le accuse contro la docente
Un gruppo di madri ha preso una posizione netta contro l’insegnante, sostenendo di aver visionato e ascoltato materiale compromettente. Secondo le loro dichiarazioni, la docente avrebbe scambiato messaggi e audio espliciti con alcuni studenti, il cui contenuto sarebbe inequivocabilmente inappropriato.
«Ci hanno chiamato camorriste, ci hanno etichettate come bestie, ma la realtà è completamente diversa», ha affermato Teresa Manzi, una delle madri coinvolte, intervistata dal Corriere della Sera. «Ho ascoltato con le mie orecchie un audio dai contenuti sessuali espliciti. È inaccettabile che si parli di camorra per distogliere l’attenzione dal problema reale.»
Alcuni residenti del quartiere, noto per la persistente influenza della criminalità organizzata, hanno ipotizzato che l’aggressione possa essere collegata a un episodio precedente. Si tratta di una presunta rappresaglia in seguito a una nota disciplinare che la docente avrebbe inflitto a un alunno sorpreso a fumare nei bagni della scuola.
Il ruolo della giustizia e l’intervento delle autorità
«Facciamo lavorare la giustizia, lasciamo che siano le autorità a fare chiarezza», ha dichiarato Teresa Esposito, responsabile del plesso scolastico. La docente ha voluto sottolineare di non essere a conoscenza delle denunce o delle accuse mosse contro la collega fino al giorno dell’aggressione.
Nel frattempo, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ordinato un’ispezione ministeriale per far luce sull’accaduto e verificare eventuali responsabilità all’interno dell’istituto. Parallelamente, i carabinieri, sotto il coordinamento della Procura di Torre Annunziata, stanno indagando per identificare con precisione il movente e i responsabili dell’assalto.
Un caso che divide l’opinione pubblica
Questo episodio rappresenta un grave esempio di come tensioni personali e sociali possano degenerare in violenza, sollevando interrogativi importanti sul rapporto tra genitori, scuola e giustizia. Resta ora da chiarire la veridicità delle accuse rivolte alla docente e il contesto preciso in cui si sono sviluppate. Le indagini in corso saranno decisive per stabilire i fatti e individuare eventuali colpevoli, evitando che pregiudizi e supposizioni distorcano la realtà.