Si lancia dal nono piano con la figlia, Giulia Lavatura: «Ero stressata dal Superbonus, volevo farlo da dicembre»
Giulia Lavatura, la donna che ha compiuto l'atroce gesto di lanciarsi dal nono piano con la figlia Wendy in braccio, uccidendola, era ossessionata dai lavori del Superbonus 110. L'ossessione emerge dall'interrogatorio condotto presso l'ospedale Bufalini, dove Giulia Lavatura è sotto piantonamento in stato di arresto.
Nel "testamento" pubblicato su Facebook, la donna dichiarava che "600 mila euro erano troppi per me, anche mia figlia sarebbe stata indebitata e io non potevo lasciarla in questa situazione."
Secondo le ricostruzioni, i lavori del Superbonus non riguardavano il palazzo in cui la famiglia viveva, ma una casa a Bagnacavallo di proprietà condivisa dai coniugi, motivo di preoccupazione anche per il marito. Giulia Lavatura ha dichiarato al Pm Stefano Stargiotti che il pensiero di compiere un gesto estremo l'aveva sin dal 22 dicembre, a causa dei problemi relativi ai bonus, nonostante avessero ottenuto la cessione del credito.
Le dichiarazioni di Giulia Lavatura
L'avvocato della donna ha sostenuto che quei lavori erano la "goccia che ha fatto traboccare il vaso." Il Gip del tribunale di Ravenna, Andrea Galanti, ha convalidato l'arresto della donna, stabilendo anche una misura cautelare in clinica presso l'ospedale Bufalini di Cesena fino alle dimissioni e successivamente presso la Psichiatria di Ravenna. Il giudice ha rilevato l'alto rischio di un gesto estremo. La difesa ha annunciato che presenterà a breve una richiesta formale di perizia psichiatrica, e alcuni psichiatri si sono offerti di collaborare gratuitamente al caso.