Si attendeva come il primo show Rai in prima serata dopo il Covid e in effetti Made in Sud questo è stato
Una prova sperimentale di come possa essere la televisione dopo la pandemia. Tra mille difficoltà, complessità burocratiche e regolamentari, restrizioni sanitarie e limitazioni logistiche, lo show di comici del sud è andato in onda dall'auditorium della Rai di Napoli cimentandosi con l'impresa di provare a far ridere dopo il Covid.
E di Covid, si aggiungerebbe, perché è inevitabile che buona parte degli sketch della prima puntata dello show siano stati incentrati su questo tema, da cui si dovrebbe fuggire ma che alla fine diventa un pretesto comico totalizzante. Al bar, in fondo, non si parla d'altro che dell'esperienza del lockdown ed è evidente come Made in Sud sia un programma incentrato su una comicità di pancia che traduce il sentire comune più immediato.
La domanda è: sono già maturi i tempi affinché si possa ridere del coronavirus?
Difficile a dirsi, se non impossibile, soprattutto volendo considerare l'ipotesi che arrivi un momento preciso per il via libera.
Uscendo dalla dimensione eroica dell'impresa, il canovaccio dello show condotto da Stefano De Martino e Fatima Trotta è basato, in realtà, su standard classici. Riproduce schemi e volti consolidati che hanno caratterizzato il format e la Rai2 recente, come lo stesso De Martino a Biagio Izzo, passando per gli Arteteca, con qualche sorpresa come l'imitazione a tratti impressionante che Vincenzo De Lucia fa di Maria De Filippi.
La necessità di andare in onda quanto prima e di adeguarsi alle nuove regole della Tv non ha giocato a favore di nuove idee, escamotage e soluzioni televisive che dessero l'impressione di un utilizzo innovativo del mezzo televisivo proprio in virtù degli impedimenti. Se quello che stiamo vivendo deve essere il tempo delle occasioni che derivano dalle difficoltà, Made in Sud ha ancora cinque settimane per dimostrarlo.(Fanpage)
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