Gioia Virginia casciani e Ginevra Barra Bajetto
Gioia Virginia casciani e Ginevra Barra Bajetto

Il 27 ottobre 2017, un drammatico incidente stradale ha spezzato la vita di due giovani cuginette, Gioia Virginia Casciani, 9 anni, e Ginevra Barra Bajetto, 17. Le due ragazze, entrambe appassionate pattinatrici, stavano tornando da una competizione in Trentino insieme alle loro madri, Monica Lorenzatti e Graziella Lorenzatti, sorelle gemelle.

Il viaggio si è trasformato in tragedia quando l'auto su cui viaggiavano si è scontrata con un camion lungo l'Autostrada del Brennero. Nell'impatto, Gioia e Ginevra hanno perso la vita sul colpo, mentre le due donne sono state estratte vive dalle lamiere. Purtroppo, Graziella non è mai riuscita a riprendersi dalle ferite riportate ed è deceduta 20 mesi dopo, dopo un lungo coma.

La condanna e il dolore di una madre

A seguito delle indagini e del processo, il conducente del camion, Alberto Marchetti, 66 anni, è stato condannato a due anni per omicidio stradale. Ma la sentenza ha colpito anche Monica Lorenzatti, madre di Gioia, alla quale è stata inflitta una condanna analoga. La donna, tuttavia, continua a battersi per l'assoluzione, affermando di non avere paura del carcere: "Dal giorno dell'incidente vivo in una prigione di dolore, con una sofferenza che nessuno può immaginare."

La battaglia legale: la ricerca della verità

Monica Lorenzatti, oggi cinquantenne, non si arrende. Per lei, la condanna del camionista rappresenta una piccola vittoria, un segno che dimostra che la colpa dell'incidente non è stata esclusivamente sua. Secondo la sua versione, il tir guidato da Marchetti avrebbe frenato improvvisamente, decelerando da 90 a 7 chilometri orari in pochi secondi, senza segnali luminosi di stop. "Come avrei potuto evitarlo?" si chiede la donna, che continua a lottare da oltre sette anni per far emergere la verità.

Un dolore incancellabile e la forza di andare avanti

Nonostante la tragedia, Monica ha trovato la forza di continuare, anche grazie al sostegno della famiglia e al lavoro. Dopo l'incidente, ha rilevato un marchio di abbigliamento per pattinaggio su ghiaccio, un modo per sentirsi ancora vicina a Gioia e Ginevra. Ma il percorso è stato straziante: "Durante il processo ho dovuto vedere le foto di mia figlia morta sull'asfalto, le immagini dell'incidente. Nulla sarà mai più come prima."

Il rimorso del camionista e una condanna discussa

Alberto Marchetti, oggi in pensione, ha vissuto con grande sofferenza il peso dell'incidente. Il suo avvocato ha definito la condanna "molto severa", sottolineando come l'uomo non abbia mai partecipato alle udienze per l'eccessiva emotività. "Non smette di piangere e ogni notte si sveglia pensando alle bimbe," ha dichiarato il suo legale.

L'incidente rimane un caso doloroso e complesso, segnato da anni di battaglie legali e da un dolore che non potrà mai essere cancellato. Mentre le condanne sono state emesse, le domande su quella tragica giornata rimangono ancora aperte, lasciando una ferita indelebile nelle vite di chi è rimasto.

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