Neonato morto nella culla termica, il condizionatore aveva una perdita
Prosegue l'inchiesta sulla morte del neonato ritrovato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista. Al centro delle verifiche, i malfunzionamenti delle apparecchiature.
Le indagini sulla tragica morte del neonato ritrovato senza vita il 2 gennaio nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Poggiofranco continuano a concentrarsi sulle apparecchiature che avrebbero dovuto garantire il riscaldamento del locale. I tecnici incaricati dalla Procura di Bari, insieme agli esperti di parte, hanno effettuato nuovi accertamenti sul climatizzatore, che avrebbe dovuto riscaldare l'ambiente in risposta ai movimenti del neonato ma che, invece, avrebbe emesso aria fredda.
Gli ultimi test effettuati il 15 gennaio hanno rivelato che il climatizzatore presentava una perdita, motivo per cui non era in grado di regolare la temperatura in modo adeguato. La pressione dell’apparecchio, infatti, era inferiore ai livelli necessari per l'emissione di aria calda. Per verificarne il funzionamento, i tecnici hanno ricaricato il climatizzatore con bombole di gas, simulando così le condizioni di corretto utilizzo.
Focus sul tappetino dei sensori
Oggi, 16 gennaio, gli accertamenti si sposteranno sul tappetino sensorizzato della culla termica. Questo dispositivo, che avrebbe dovuto attivare un allarme segnalando la presenza del neonato, non ha funzionato come previsto, come emerso durante l’esperimento giudiziario del 13 gennaio. Si indagherà per determinare se il guasto fosse dovuto a un difetto tecnico o a una manutenzione insufficiente.
Gli indagati e il contesto
L’inchiesta, che mira a chiarire le responsabilità della tragedia, vede coinvolti il parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, e il tecnico Vincenzo Nanocchio, accusati di omicidio colposo. Nanocchio aveva installato la culla termica nel 2014 e recentemente, il 14 dicembre scorso, ne aveva sostituito l’alimentatore a seguito di blackout che avevano interessato la chiesa.
Parallelamente, la Procura e la squadra mobile di Bari stanno indagando per abbandono di minore a carico di ignoti, cercando di ricostruire le circostanze che hanno portato il neonato a essere lasciato nella culla termica.
La tragedia e le responsabilità
L’autopsia ha rivelato che il decesso del neonato è avvenuto per ipotermia, alimentando il sospetto che una corretta manutenzione delle apparecchiature avrebbe potuto evitare il tragico epilogo. La culla termica, progettata per offrire un luogo sicuro ai neonati abbandonati, si è rivelata invece un ambiente inadatto, aggravando il già fragile stato del piccolo.
Le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e chiarire se vi siano stati errori umani o negligenze nella gestione e manutenzione delle apparecchiature.