Violenza sessuale di gruppo su una minore: tre giovani arrestati a Reggio Calabria
Le indagini, coordinate dalla procura dei minori di Palmi, hanno portato a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre indagati, accusati di reati commessi quando erano ancora minorenni
Tre giovani sono stati arrestati nella provincia di Reggio Calabria con l’accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata ai danni di una ragazza, minore all’epoca dei fatti. Secondo quanto emerso dalle ricostruzioni degli inquirenti, i reati sarebbero stati commessi dal gennaio 2022 al novembre 2023, in un arco temporale in cui i presunti autori erano ancora minorenni. Il gip Roberto Di Palma, su richiesta della procura per i minori, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’inchiesta, denominata “Masnada”, ha svelato un quadro inquietante di violenze ripetute e pianificate, in cui spicca anche la realizzazione di video che riprenderebbero gli abusi.
L’operazione “Masnada” e gli arresti
Le indagini che hanno portato all’arresto dei tre ragazzi sono state coordinate dalla procura di Palmi e si sono svolte all’interno di un più ampio contesto d’inchiesta, denominato “Masnada”. L’obiettivo degli inquirenti era far luce su un’ipotetica rete di violenza sessuale di gruppo consumata nel territorio di Seminara, nella piana di Gioia Tauro. L’emissione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere è avvenuta il 17 dicembre, ma la notizia si è diffusa soltanto diversi giorni dopo.
La vittima e l’arco temporale degli abusi
I fatti contestati sarebbero avvenuti tra gennaio 2022 e novembre 2023, ossia quando i tre indagati, così come la vittima, erano ancora minorenni. La ragazza, costretta a subire reiterate violenze fisiche e psicologiche, avrebbe vissuto situazioni estremamente traumatiche, secondo quanto emerso dalle indagini. Il profilo anagrafico dei coinvolti rende la vicenda ancor più delicata, mettendo in luce un quadro di disagio giovanile potenzialmente sottovalutato dalle autorità e dal contesto familiare e sociale.
Le intercettazioni chiave per l’inchiesta
Uno degli elementi di svolta nell’indagine è rappresentato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno consentito ai pubblici ministeri di raccogliere «gravi indizi di colpevolezza» a carico dei tre giovanissimi. Il contenuto delle conversazioni intercettate avrebbe evidenziato l’esistenza di un vero e proprio piano di sopraffazione nei confronti della vittima, con la volontà di imporre ripetutamente atti sessuali di gruppo.
Personalità “del tutto sganciata dalle regole del vivere civile”
Dalle risultanze investigative, e in particolare dalla descrizione fornita dai magistrati, emerge che i tre arrestati avrebbero mostrato una personalità “del tutto sganciata dalle regole del vivere civile e totalmente orientata verso il soddisfacimento dei più biechi istinti sessuali”. Queste parole, riportate negli atti, fotografano uno scenario di degrado morale che, secondo l’accusa, si sarebbe manifestato in più occasioni, senza alcuna empatia né riguardo per la giovane vittima.
Il “reclutamento” di nuovi partecipanti
Un aspetto ulteriormente inquietante, portato alla luce dall’indagine, riguarda la presunta “campagna di reclutamento” messa in atto dai tre indagati. Non solo dunque violenza sistematica ai danni di una singola persona, ma anche la ricerca di complici e nuove figure disposte a prendere parte agli abusi di gruppo. Un quadro che, se confermato, testimonierebbe la lucida intenzione di ampliare la portata delle violenze.
Le registrazioni video degli atti sessuali
Alla gravità delle accuse si aggiunge il particolare che la ragazza sarebbe stata costretta ad accettare la ripresa video degli atti sessuali. Questo elemento, se verificato, configurerebbe un’ulteriore violazione della dignità della vittima. La circolazione o la minaccia di diffusione di tali filmati potrebbero avere rappresentato un meccanismo di ricatto, rendendo la minorenne ancor più indifesa e condizionata a non denunciare i fatti.
Il trasferimento nell’istituto penale per minorenni
I tre giovani sono stati trasferiti in un istituto penale per minorenni, dove rimarranno in attesa dell’esito del procedimento giudiziario. Data la gravità delle accuse, la procura dei minori ha ritenuto essenziali misure cautelari di questo tipo, al fine di evitare il rischio di reiterazione dei reati o l’inquinamento delle prove. La situazione rimane complessa sul piano processuale, considerando la giovane età sia degli indagati sia della vittima.