Filippo Turetta: «Il piano era rapire Giulia Cecchettin e toglierle la vita»
Il memoriale di 80 pagine: «Lei si difendeva e io l'ho colpita»
Nel Tribunale di Venezia, Filippo Turetta è entrato per la prima volta in aula, a pochi passi da Gino Cecchettin, il padre di Giulia, che ha assistito con dolore al resoconto degli eventi che hanno portato alla tragica morte della figlia.
Turetta, 22 anni, accusato di aver pianificato e poi compiuto il femminicidio di Giulia Cecchettin l'11 novembre dello scorso anno, ha rivelato dettagli di un piano sconvolgente, descritto nel suo memoriale di 80 pagine, un resoconto scritto a mano, che ricostruisce i pensieri e le intenzioni omicide.
Un Diario Agghiacciante: “Il Piano era Rapirla e, Forse, Ucciderla”
Nel memoriale, consegnato ai giudici, Turetta ripercorre la sua ossessione crescente verso Giulia, culminata nell’idea di un sequestro e, in ultimo, dell’omicidio. Nei giorni precedenti l’11 novembre, Turetta aveva elaborato un piano per rapire l’ex fidanzata, includendo una lista dettagliata di “strumenti utili per un killer” e metodi per non essere rintracciato. Secondo quanto emerso in aula, il memoriale riportava una pianificazione precisa: fare scorta di soldi tramite il bancomat, acquistare nastro adesivo e sacchi neri, procurarsi un coltello e delle cartine stradali per portare a termine il rapimento.
Durante il racconto, Turetta ha affermato di aver voluto “trascorrere del tempo con lei, prima di decidere se toglierle la vita”. Tuttavia, secondo il PM Andrea Petroni, il piano omicida era già chiaro nella mente di Turetta prima di quell’incontro.
L’Ultimo Incontro: Dallo Shopping alla Violenza
L’11 novembre, Turetta aveva pianificato di incontrare Giulia in un centro commerciale, “La Nave de Vero” di Marghera, per passare un pomeriggio insieme. Ma l’uscita è finita in tragedia: Giulia, avendo intuito le intenzioni di Turetta, ha cercato di fuggire. La ragazza è riuscita a scendere dall’auto, ma Turetta l’ha inseguita e, secondo quanto riportato dallo stesso, l'ha raggiunta, accasciandosi su di lei mentre continuava a gridare.
Durante il resoconto, Turetta ha rievocato con agghiacciante freddezza l’atto omicida: “Volevo colpirla al collo per renderle il meno dolore possibile, ma lei si difendeva, allora ho iniziato a colpire più velocemente senza pensare alle conseguenze. Non volevo colpirla al viso, quell’idea mi inorridiva”.
La Fuga e il Tentativo di Suicidio Fallito
Subito dopo l’omicidio, Turetta ha proseguito il suo piano cercando di occultare il corpo di Giulia in un’area boschiva vicino a Barcis. La fuga, però, è terminata con un arresto, e il racconto in aula ha evidenziato un aspetto drammatico: il tentato suicidio fallito. Di fronte alla domanda del PM sul perché non abbia concluso la sua vita come aveva previsto, Turetta ha ammesso di aver tentato, ma senza riuscirci.
Piangendo, ha affermato di essere pronto ad affrontare la giustizia e di voler “espiare” per quello che ha definito “un’enorme ingiustizia”. Non ha chiesto scusa alla famiglia di Giulia, definendo un simile gesto “ridicolo e fuori luogo” rispetto alla gravità del reato.
Il Dolore dei Familiari di Giulia e il Sentimento di Giustizia
In aula, il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha ascoltato l’intero resoconto in silenzio, osservando attentamente Turetta e lasciando trasparire tutto il dolore di una perdita incolmabile. Prima di uscire dall’aula, ha pronunciato parole di amore per la figlia, sottolineando il legame indissolubile che lo lega alla memoria di Giulia. La famiglia di Giulia, supportata dai legali, ha chiesto giustizia per una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella loro vita.
Il processo continuerà con altre udienze previste per il 25 e il 26 novembre, mentre la sentenza finale è attesa per il 3 dicembre.