Maati Moubakir
Maati Moubakir

Le indagini sull'omicidio di Maati Moubakir, il 17enne ucciso a coltellate nella notte tra il 28 e il 29 dicembre a Campi Bisenzio (Firenze), continuano a far emergere nuovi dettagli. La famiglia del giovane, tramite l'avvocato Filippo Ciampolini, denuncia la mancanza di supporto terapeutico per il ragazzo, che soffriva di dipendenze e altre problematiche personali. Secondo l’avvocato, Maati avrebbe dovuto essere inserito in una struttura terapeutica già nel giugno 2024, come disposto dal Tribunale dei Minori di Firenze. Tuttavia, il giovane non è mai stato seguito come previsto, un fatto che solleva interrogativi su come il sistema socio-sanitario gestisca i casi di adolescenti con difficoltà.

L'avvocato Ciampolini ha sottolineato che il ragazzo non era stato seguito adeguatamente dai servizi sociali, nonostante gli interventi e le indicazioni provenienti dal tribunale. In particolare, la vicenda del giovane Maati evidenzia il problema dei "rimpalli burocratici" tra i vari enti competenti, che non hanno preso le misure necessarie. Ciampolini ha sollevato una questione importante, chiedendosi quante altre persone giovani si trovino in situazioni simili, senza il supporto che necessiterebbero.

La Mamma di Maati: Un Appello alla Verità

Anche la madre di Maati, Silvia Baragatti, ha voluto esprimere la sua rabbia e dolore per quanto accaduto, chiedendo giustizia per il figlio. In un’intervista, la donna ha fatto un appello accorato, invitando chiunque sappia qualcosa sull'omicidio a farsi avanti. «Non è possibile che in un centro abitato come Campi Bisenzio nessuno abbia visto nulla», ha dichiarato la madre, convinta che ci siano testimoni che potrebbero sapere di più. Silvia Baragatti ha anche espresso il suo disappunto per il fatto che qualcuno possa aver omesso di chiamare i soccorsi.

La madre ha spiegato che Maati le aveva detto che sarebbe andato a una discoteca a Campi Bisenzio, ma che non avrebbe dovuto esserci nulla di strano o pericoloso in quella serata. Era la prima volta che il ragazzo si recava in quella discoteca, ma la madre non avrebbe mai immaginato che la serata finisse in tragedia. La donna ha inoltre rivelato che, dopo il suo arrivo in discoteca, non ha ricevuto più messaggi o telefonate da parte del figlio, cosa che l'ha allarmata ulteriormente.

Le Indagini e le Testimonianze dalla Discoteca

I carabinieri stanno indagando sull'omicidio e hanno acquisito le registrazioni delle videocamere di sorveglianza nella zona della discoteca Glass Globe di Campi Bisenzio. I filmati, ripresi alle 7 del mattino del 29 dicembre, mostrano l'area in cui Maati ha trascorso la notte prima di essere trovato senza vita in via Tintori. Il titolare della discoteca, Andrea Ceri, ha dichiarato che la discoteca aveva chiuso alle 4 del mattino e che la zona intorno al locale era tranquilla al momento della chiusura. Ceri ha inoltre escluso che il coltello utilizzato per l'omicidio sia entrato nel locale, poiché l’ingresso è sorvegliato da addetti che perquisiscono i clienti con un metal detector.

Ceri ha confermato che Maati non era un cliente abituale della discoteca, ma che alcuni addetti alla sicurezza avevano interagito con lui, poiché il giovane voleva uscire per prendere un po’ d’aria. Tuttavia, non ci sono ulteriori dettagli sull'eventuale coinvolgimento di altre persone o sull’accaduto durante la notte.

Le Prossime Fasi delle Indagini

Le indagini sono ancora in corso e gli inquirenti stanno cercando di chiarire le circostanze della morte di Maati. Le immagini delle telecamere di sicurezza potrebbero fornire indizi cruciali per individuare il responsabile o i responsabili dell’omicidio. L’appello della madre e dell’avvocato della famiglia per una maggiore trasparenza e giustizia potrebbe anche contribuire a spingere i testimoni a farsi avanti.

Nel frattempo, la tragedia della morte di Maati continua a scuotere la comunità di Campi Bisenzio, dove il ragazzo era conosciuto e amato. Il caso solleva anche preoccupazioni sulla gestione dei giovani con difficoltà psico-sociali, come Maati, e sulle risposte dei servizi sociali e sanitari. La famiglia Moubakir, dopo la morte del giovane, spera che la sua vicenda possa fungere da monito per evitare che altri ragazzi cadano in situazioni simili senza ricevere il supporto di cui hanno bisogno.

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