INPS

La legge di bilancio per il 2025, presentata dal governo Meloni, introduce un blocco alla rivalutazione delle pensioni per i residenti all’estero, escludendo chi riceve trattamenti superiori al minimo INPS. Questa decisione, definita "eccezionale," è contenuta nell’articolo 27 del testo in discussione al Parlamento e riguarda specificamente i pensionati con assegni superiori a 598,61 euro al mese, soglia attuale del minimo INPS.

Chi è colpito dal provvedimento?

Secondo le stime, i pensionati italiani all’estero sono circa 353.514, ma solo 60.746 di essi percepiscono pensioni superiori al minimo e saranno interessati dal blocco della rivalutazione. Tra questi, oltre 42mila ricevono assegni inferiori a 1.700 euro lordi al mese, e una significativa parte (31.179 persone) percepisce una pensione media di soli 745 euro mensili. La misura, quindi, non si limita a penalizzare le cosiddette "pensioni d’oro," ma colpisce anche ex lavoratori con redditi modesti.

Effetti economici e risparmi limitati

L’effetto sul bilancio statale sarà positivo, ma contenuto: si prevede un risparmio di 8,6 milioni di euro per il 2025. Questo beneficio economico rimarrà costante fino al 2028, quando la platea di interessati inizierà a ridursi gradualmente.

Le rivalutazioni: chi ne beneficia

Le uniche eccezioni al blocco riguardano coloro che percepiscono pensioni inferiori al minimo. Per questa fascia, la rivalutazione per il 2025 porterà un incremento modesto: le pensioni minime saliranno di appena 1,90 euro al mese, passando da 598,61 a 602 euro. Anche i pensionati che ricevono poco più di questa cifra vedranno un adeguamento per raggiungere il nuovo minimo.

Una misura controversa

La decisione di bloccare la rivalutazione per i pensionati all’estero ha sollevato critiche, evidenziando una disparità di trattamento. Mentre le pensioni più alte in Italia non subiscono ulteriori tagli, molti ex lavoratori all’estero, già economicamente fragili, si vedono esclusi dagli adeguamenti legati all’inflazione. Una scelta che, pur contenendo i costi per lo Stato, rischia di accentuare le difficoltà per una parte della comunità italiana residente all’estero.

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