Accuse choc a Rocco Siffredi: «Mi sputava addosso, è stato uno stupro»
Diverse attrici hard denunciano episodi di violenza sul set: «Superati i limiti del consenso». L’inchiesta de Le Iene scuote il mondo del porno. Siffredi: «Non ho mai stuprato nessuna»

Dichiarazioni forti, crude, che fanno tremare l’industria dell’hard: alcune attrici pornografiche hanno deciso di rompere il silenzio e raccontare le loro esperienze con Rocco Siffredi, uno dei volti più celebri del porno internazionale. Le testimonianze, raccolte da Roberta Rei e Francesco Priano per un'inchiesta trasmessa da Le Iene su Italia 1, denunciano episodi di violenza fisica e psicologica sul set, spesso celati dietro l’apparenza del consenso.
Una delle voci più incisive è quella di Gloria, attrice che ha dichiarato: «Dicevo: ‘Io non lo voglio fare’. Continuava a sputarmi addosso, a dirmi: Lo vedi che ti piace, tr**a?». Poi l’affermazione più forte: «Per me è stato uno stupro a tutti gli effetti. Anche davanti alle telecamere. È stata una doppia violenza».
«Scene estreme senza consenso»: il racconto delle performer
Al centro delle denunce, vi sarebbe il superamento sistematico dei limiti contrattuali, con scene che andavano ben oltre quanto concordato. Alcune performer parlano di atti esplicitamente vietati, introdotti durante le riprese senza previo consenso. In particolare, Lera racconta: «Ha fatto un an*le con me, cosa che io gli avevo proibito. Mi è anche uscito il sangue».
Altro elemento preoccupante riguarda l’uso dei video-consenso, uno strumento pensato per tutelare le attrici: questi dovrebbero essere registrati dopo le riprese, per confermare che tutto sia avvenuto senza costrizioni. Invece, secondo quanto riportato dalle testimoni, in alcuni casi i video sarebbero stati registrati prima delle scene, rendendoli inefficaci sotto il profilo legale ed etico.
«Costretta a pratiche non volute»: le accuse dagli studi di Budapest
Nel servizio vengono mostrati estratti di video girati a Budapest, sede della casa di produzione di Siffredi. In uno di questi, una performer afferma di essere stata costretta a pratiche non consensuali, anche al di fuori delle riprese vere e proprie. «Mi ha obbligata a fare cose anali su di lui con la bocca e le dita. E io non volevo. Gliel’ho detto. Ma ha insistito».
Dopo aver rifiutato una scena di sesso anale, l’attrice racconta di essersi sentita umiliata: «Mi ha detto: Devi urinarmi addosso. Se non fai l’anale, devi dimostrarmi in un altro modo che ti devo pagare».
Un’altra denuncia riguarda un’aggressione in un bagno, lontano dal set. «Mi sono sentita dissociata dalla realtà. Lui ha continuato per dieci minuti. Non urlavo, non parlavo. Era come se fossi morta», racconta una delle donne.
La replica di Rocco Siffredi: «Mai stuprato nessuna, è una congiura»
Di fronte alle gravi accuse, Rocco Siffredi ha risposto direttamente nel corso dello stesso servizio televisivo: «Forse sono stato leggero in qualche scena, ma non ho mai violentato nessuna. La mia sessualità è forte e violenta, ma sempre consensuale. Non sono un perverso stupratore».
L’attore, oggi anche produttore e regista di contenuti per adulti, sostiene che dietro le accuse si nasconda una manovra orchestrata: «È una congiura internazionale contro di me», afferma, promettendo di fornire ulteriori dettagli a sua discolpa.
Un contesto fatto di silenzi, paura e mancanza di tutela
L’inchiesta de Le Iene ha il merito di accendere i riflettori su un tema ancora tabù, anche nel mondo dell’hard: il consenso reale e consapevole. Le donne intervistate provengono da Paesi diversi, non si conoscono tra loro, ma raccontano esperienze simili, con un comune denominatore: la sensazione che i loro limiti siano stati ignorati.
Molte di loro hanno ammesso di aver taciuto per anni, temendo ritorsioni o l’esclusione dal settore. Un silenzio che oggi si rompe, con l’obiettivo – spiegano – di proteggere altre donne e far emergere una verità che, per troppo tempo, sarebbe rimasta sommersa.
Il mondo del porno di fronte a una crisi etica
Il caso Siffredi apre un nuovo capitolo nel dibattito sull’etica nel cinema per adulti. Anche nel porno, il rispetto del corpo e della volontà dell’altro dovrebbe essere inderogabile. L’inchiesta invita a riflettere sull’importanza di tutele reali per le performer, meccanismi chiari per la denuncia e, soprattutto, una ridefinizione del concetto di consenso, che non può mai essere dato per scontato.