Sparatoria a Milano: feriti padre e figlio, ipotesi vendetta per una rissa del 2013
L'agguato al campo nomadi di via Chiesa Rossa: cosa non torna
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Una sparatoria ha scosso Milano nella serata di lunedì. Due uomini, padre e figlio, Marco Deragna, 59 anni, e Kevin Deragna, 26 anni, sono rimasti feriti alle gambe in seguito a una sparatoria avvenuta presso il campo nomadi di via Chiesa Rossa. La vicenda è emersa quando i due si sono presentati separatamente in ospedale: uno all'Humanitas di Rozzano e l'altro al San Paolo di Milano. Nel frattempo, un’ambulanza era stata inviata in prevenzione presso il campo. L'accaduto è ora oggetto di un’indagine da parte dei Carabinieri, che hanno effettuato rilievi e ascoltato testimoni.
Indagini in corso: uno scenario controverso
La dinamica dell’agguato presenta ancora molti punti oscuri. Gli inquirenti stanno cercando di chiarire il numero esatto degli aggressori, che potrebbero essere due o quattro, e le circostanze del duplice ferimento. Sul luogo della sparatoria, la Sezione Investigazioni Scientifiche dell’Arma ha repertato 11 bossoli calibro 9, oltre a due bossoli a salve, e numerose macchie di sangue concentrate soprattutto all’ingresso del campo nomadi.
L’allarme non è stato dato dai residenti del campo, ma da un passante che ha assistito al trasporto d’urgenza di uno dei feriti all’ospedale Humanitas intorno alle 21:30. Anche i medici degli ospedali hanno segnalato il caso, dato che entrambi i pazienti presentavano ferite d’arma da fuoco.
Il possibile legame con una rissa del 2013
Dalle prime indagini è emerso un possibile movente legato a vecchie rivalità. Kevin Deragna, infatti, era stato coinvolto in una rissa avvenuta nel 2013 con la famiglia rivale dei Braidich, nei pressi dell’ospedale San Raffaele. In quell'occasione, lo scontro tra le due fazioni aveva portato alla morte di Luca Braidich, 49 anni. La rissa aveva portato all’arresto di sei persone, tre appartenenti a ciascun gruppo familiare.
Dopo quell'episodio, i Deragna erano stati allontanati dal campo di via Idro e trasferiti in via Chiesa Rossa. Tuttavia, al momento, non è confermato che vi sia un collegamento diretto tra la sparatoria di lunedì e la faida del passato.
Le incongruenze nella scena del crimine
Gli investigatori stanno cercando di far luce su diversi elementi che non tornano. Secondo quanto riportato da Repubblica, la scena del crimine sembrerebbe essere stata modificata. I bossoli rinvenuti a terra sono distanti dalle tracce di sangue, rendendo dubbia la ricostruzione fornita dai testimoni. Inoltre, alcune fioriere trovate per terra potrebbero essere state volutamente rovesciate, e non accidentalmente urtate da un’auto in fuga.
Un altro aspetto poco chiaro riguarda il motivo per cui i due feriti siano stati trasportati in ospedali diversi. Questi dettagli alimentano il sospetto che qualcuno abbia cercato di alterare la scena per confondere le indagini.
La chiusura imminente del campo nomadi
Nel frattempo, il Comune di Milano ha confermato la chiusura del campo nomadi di via Chiesa Rossa. L’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, ha annunciato sui social che nei giorni scorsi è stato avviato il procedimento formale per lo sgombero dell’area. La decisione rientra in un piano di superamento dei campi autorizzati e irregolari, già applicato in altre zone della città come via Idro, Vaiano Valle e Bonfadini.
L’amministrazione comunale ha dichiarato di aver incontrato le famiglie e le associazioni presenti nel campo per valutare soluzioni alternative, specialmente per i nuclei con minori. Tuttavia, episodi di criminalità come quello avvenuto lunedì hanno accelerato il processo di chiusura.
Granelli ha sottolineato che il campo presenta problemi di sicurezza urbana, degrado ambientale e impianti elettrici non a norma. Dal 2012, sotto le amministrazioni Pisapia e Sala, il Comune ha già chiuso quattro campi autorizzati e venti insediamenti abusivi, con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza e coesione sociale.
La sparatoria di via Chiesa Rossa rappresenta un episodio di violenza che richiama alla memoria vecchie faide familiari e solleva interrogativi sulla gestione della sicurezza nei campi nomadi. Le indagini dei Carabinieri proseguono per chiarire la dinamica dell’agguato e individuare i responsabili. Nel frattempo, il Comune di Milano accelera le operazioni per la chiusura dell'insediamento, cercando di trovare soluzioni per le famiglie coinvolte. Resta da capire se questo intervento sarà sufficiente a prevenire futuri episodi di violenza.