Il super-testimone dell'omicidio di Giulia Cecchettin, rilascia alcune dichiarazioni ai giornalisti mentre il procuratore capo di Venezia invita alla calma nelle indagini per l'omicidio della giovane

Marco Musumeci, il testimone chiave nell'omicidio di Giulia Cecchettin, ha parlato ai giornalisti attraverso il citofono della sua abitazione, confermando di aver chiamato il 112 quella fatidica notte dopo aver udito le grida della ragazza aggredita da Filippo Turetta, a 150 metri dalla casa di Giulia.

“Sì, sono stato io a chiamare il 112 quella notte, certo. Che ore erano? Circa le 23 e un quarto, su per giù. Se ho sentito chiamare aiuto? Non posso rilasciare altre dichiarazioni. Ho già detto tutto ai Carabinieri e ai familiari della ragazza”.

Il richiamo alla distanza emotiva

L'omicidio di Giulia Cecchettin ha suscitato grande interesse mediatico e preoccupazione nella comunità locale. Marco Musumeci ha espresso comprensione per l'attenzione che questo tragico caso ha ricevuto, considerando la vicinanza dei protagonisti all'ambiente circostante, ma ha sottolineato la necessità di evitare il coinvolgimento emotivo eccessivo.

Appello alla serenità nelle indagini dell'omicidio di Giulia Cecchettin

Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, intervenuto a margine di un convegno, ha richiamato alla calma e alla serenità nel proseguire le indagini sull'omicidio di Giulia Cecchettin. Cherchi ha ribadito l'importanza di trattare il caso con la necessaria obiettività, garantendo un approccio sereno all'indagato, Filippo Turetta, e alle famiglie coinvolte.

Ha sottolineato come la partecipazione emotiva eccessiva potrebbe complicare la situazione, chiedendo un atteggiamento distaccato dall'emotività da parte dell'opinione pubblica per favorire lo svolgimento sereno delle indagini.

Le parole del testimone e l'appello del procuratore rivelano l'importanza di gestire con equilibrio e rispetto la delicata situazione giudiziaria, evitando che l'emozione prevalga sulla necessità di una giustizia equa e obiettiva.

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