Gino Cecchettin: «Abbiamo capito chi è Filippo Turetta, troppo dolore»
La frase sulla figlia Giulia prima di abbandonare l'aula: «Il mio amore»
Nel corso del processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, Gino Cecchettin, il padre della giovane vittima, ha condiviso il dolore e la rabbia scaturiti dai dettagli agghiaccianti emersi in aula.
Il drammatico racconto ha rivelato quanto sia stata devastante la consapevolezza di ciò che la figlia ha sofferto negli ultimi istanti della sua vita.
«Abbiamo capito chi è Filippo Turetta», ha dichiarato Cecchettin, riferendosi al 22enne accusato di aver brutalmente assassinato Giulia, e rivelando con queste parole la certezza che il dolore per la perdita della figlia è inseparabile dall'orrore per le azioni dell'imputato.
Il confronto a distanza tra Cecchettin e Turetta: una scena di silenziosa tensione
Durante l'udienza, Gino Cecchettin ha mantenuto lo sguardo fisso sull’imputato Filippo Turetta, che sedeva pochi metri distante nel banco degli accusati. Turetta, responsabile confesso del delitto, è apparso distaccato e con lo sguardo basso, evitando in ogni momento di incrociare gli occhi di Cecchettin. L'atmosfera in aula era carica di tensione, acuita dalle dichiarazioni di Turetta, che ha raccontato con freddezza e distacco la dinamica della brutale aggressione, durante la quale ha inferto 75 coltellate alla giovane Giulia.
La confessione di Filippo Turetta: il movente e il racconto della fuga
Nel suo resoconto in Corte d'Assise, Turetta ha cercato di giustificare l’aggressione come una reazione al rifiuto di Giulia di tornare insieme a lui. Ha spiegato che, sentendosi abbandonato e senza speranza di riconciliazione, ha perso il controllo, dando sfogo a una violenza cieca e brutale. Dopo il delitto, Turetta ha dichiarato di aver tentato di occultare il corpo della vittima, coprendolo per evitare che fosse ritrovato. Durante la sua testimonianza, l'imputato ha sostenuto di aver cercato di togliersi la vita, pur senza riuscirci, e ha raccontato di aver vagato tra luoghi isolati e città abitate, come Berlino, anziché dirigersi verso posti appartati per un ipotetico suicidio.
Questo comportamento incoerente, insieme al fatto che Turetta portasse con sé forbici e coltelli nel veicolo, ha suscitato molte domande da parte del pubblico ministero, Andrea Petroni, che ha chiesto perché, invece di nascondersi e uccidersi come dichiarato, il giovane avesse scelto di percorrere luoghi affollati. A queste domande, tuttavia, Turetta non ha saputo dare una risposta plausibile, lasciando molti aspetti irrisolti.
La dichiarazione dell’avvocato Stefano Tigani, legale di Gino Cecchettin
L’avvocato di Gino Cecchettin, Stefano Tigani, ha espresso il suo disappunto per l'incoerenza delle dichiarazioni dell’imputato, affermando che l’udienza ha ulteriormente rafforzato l'accusa, ma senza portare chiarezza sui punti centrali. «Il memoriale di Turetta mirava a raccontare la verità, ma le risposte date sono state insufficienti e discordanti», ha spiegato Tigani, sottolineando come la crudezza dei particolari discussi in aula abbia reso il momento ancor più straziante per il padre della vittima. Sullo stato d’animo di Cecchettin, Tigani ha commentato: «Nessuno può comprendere appieno cosa stia passando. Gino è una roccia, ma questa situazione è troppo dolorosa».
Il saluto di Gino Cecchettin alla memoria di Giulia
Visibilmente scosso, Gino Cecchettin non ha assistito alla seconda parte dell’udienza, abbandonando l’aula prima della ripresa. In un breve scambio con i giornalisti, ha espresso il suo dolore per quanto emerso, affermando: «Tanto dolore, è tutto ciò che provo». Il volto segnato dalla sofferenza si è però illuminato quando ha ricordato la figlia: «Giulia, il mio amore», ha detto, lasciando trasparire tutto l'affetto per una giovane vita spezzata troppo presto.
Questa storia resta un caso doloroso e complesso, che richiede ancora risposte chiare per la famiglia e per quanti cercano giustizia per Giulia.