Milano, è morta Licia Pinelli: la donna aveva 96 anni
vedova di Giuseppe Pinelli, l'anarchico accusato ingiustamente della strage di Piazza Fontana si è spenta oggi
Licia Pinelli, vedova dell’anarchico Giuseppe “Pino” Pinelli, è deceduta oggi a Milano, città che l'aveva accolta fin da quando aveva due anni, dopo la sua nascita nel 1928 a Senigallia (Ancona). La sua vita è stata segnata dal dolore e dalla ricerca incessante della verità riguardo alla morte tragica del marito, accusato ingiustamente di essere coinvolto nella strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
Giuseppe Pinelli, infatti, fu arrestato e, dopo essere stato detenuto per alcuni giorni, morì la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, precipitando dalla finestra della questura di Milano. La sua morte fu ufficialmente catalogata come suicidio, ma Licia Pinelli e la sua famiglia hanno sempre sostenuto che si trattò di un omicidio, un episodio drammatico che segnò profondamente la sua esistenza. Per anni, Licia ha combattuto con determinazione per ottenere giustizia per suo marito, lottando contro la verità ufficiale e contro la fitta rete di menzogne che ha cercato di insabbiare il suo caso.
La riconoscenza della Repubblica e il premio al merito
Nel 2015, Licia Pinelli ricevette il titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un riconoscimento che le fu conferito dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la sua lunga e coraggiosa battaglia per la verità. Questo onore arrivò dopo decenni di lotta e impegno nella difesa dei diritti e nella ricerca della giustizia, che la resero un simbolo per tante famiglie italiane che avevano vissuto tragedie simili durante gli anni di piombo.
Nel 2009, Licia Pinelli fu anche invitata al Quirinale in occasione della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, insieme a Gemma Capra, la vedova del commissario Luigi Calabresi, un altro caso legato agli eventi turbolenti di quegli anni. L'incontro tra le due donne, segnate dalla sofferenza per la morte dei loro cari, rappresentò un simbolico momento di riconciliazione, come ha ricordato Gemma Capra, esprimendo il suo affetto per Licia e le sue condoglianze alle figlie Silvia e Claudia.
Un ricordo indelebile e l’eredità della lotta per la verità
Licia Pinelli ha scritto anche un libro, "Una storia quasi soltanto mia", insieme allo storico Piero Scaramucci, per raccontare la sua versione dei fatti e la sua lunga battaglia per la verità. Questo libro è diventato un importante testimone della sua vita e della sua lotta per giustizia, un'opera che ha contribuito a fare luce su uno degli episodi più oscuri della storia recente d'Italia.
Nel ricordo di Licia, Gemma Capra ha dichiarato all'ANSA: “Ho un ricordo tenerissimo di quell'abbraccio al Quirinale, quando lei mi disse: 'Peccato non averlo fatto prima'. Eravamo due donne legate dallo stesso dolore, e siamo state capaci di cogliere l'importanza di un incontro pacificatore”. Un messaggio che riflette non solo il dolore comune ma anche la forza di un incontro che ha saputo trasformare la sofferenza in un momento di riconciliazione.
Il commosso saluto della comunità
La morte di Licia Pinelli lascia un grande vuoto, ma la sua memoria rimarrà viva nel cuore di chi ha seguito la sua lotta per la verità. Lascia le figlie Silvia e Claudia, che continuano a portare avanti l'eredità della madre. La sua figura resta emblematica di una battaglia per la giustizia che, nonostante le ingiustizie e le difficoltà, ha sempre mantenuto viva la speranza di un cambiamento.
La sua morte è un momento di profondo dolore, ma anche un’occasione per ricordare il suo impegno, la sua determinazione e il suo amore per il marito Giuseppe Pinelli, simbolo di tante vittime innocenti della violenza politica degli anni '70.